martedì 20 luglio 2010

Stati Uniti, Coast to coast



Partenza il 20 Luglio 2010 da Milano Malpensa, volo per New York...i Baldo vanno in trasferta oltre oceano, dove li aspetta una gigantesca Harley pronta a portarli attraverso gli stati uniti.
L'itinerario l'ha scelto Ricky toccando le città della musica, fino New Orleans, per poi passare per il New Mexico, il Texas, il Nevada per poi finire a Los Angeles, dove abbiamo già pronto il tattoo da fare.
Staremo via un mese, per cui offriamo vitto e alloggio al nostro amico Riccardo con un unica regola, coccolare ed assistere i padroni di casa, i nostri gatti.

Milano - New York

Ci siamo, siamo in aereoporto.
Ho finalmente potuto mettere la mia maglietta dell' Harley. Abbiamo tre borse piccole della decathlon, quelle che una volta svuotate si chiudono come un sacchetto, scelta geniale per quando dovremo mettere i vestiti nei bauletti.
Ho la mia borsa Desigual a tracolla e la macchina fotografica in vita...e le mie pastiglie di valeriana per darmi un idea di presunto rilassamento una volta che decollerò.
Siamo agitati e felicissimi, abbiamo progettato questo viaggio da tutto l' anno.
Abbiamo prenotato l'albergo a New York, i voli di andata e ritorno e la moto l'abbiamo noleggiata tramite il sito Eagle Raider.
Si decolla. Il viaggio è lungo, volo diretto. Vedo tutti i film possbili e immaginabili senza farmi mancare una doppietta di Una notte da Leoni.
Arriviamo a New York dopo otto ore di volo.
Scendiamo e siamo elettrizzati. Appena usciti ci ritroviamo tutti..e per tutti intendo anche quelli degli altri voli, in un corridoio caldo e con il soffitto basso.
Siamo schiacciati e ci stiamo per mezz'ora.
Alla fine raggiungiamo i nostri bagagli che arrivano sani e salvi e passiamo per il temuto posto di blocco dove tutti mi avevano preparata ad una sfilza di domande.
Arrivo agitatissima pronta alla figuraccia in agguato e il poliziotto mi chiede solo se sono in vacanza... tutto qui?? mesi e mesi di ansia e di preparazione di risposte già fatte risolti in cinque secondi.

Central Park, Statua della Libertà, edifici
Meglio così.
Usciti dall'aereoporto decidiamo di prendere uno di quei taxi cumulativi, una specie di pulmino che tira su un po' di persone e fa dividere la spesa tra i passeggeri.
Qui accade una cosa strana. Ci fermiamo dopo poco in un parcheggio dove ci dicono di scendere, e ci fanno salire su un limousine Hummer.
Nessuno di noi capisce...fatto sta che facciamo il nostro ingresso in città da veri vips!!!
Quando sul ponte verso il centro comincio a vedere i grattacieli mi viene da piangere dall'emozione.
Tutto ciò che ho sempre visto al cinema era davanti ai miei occhi. Pazzesco, indescrivibile.
Ovviamente il nostro Hotel è il più lontano di tutti, siamo quasi nel bronx, ma non ci dispiace visitare la città così.
Passiamo vicino al palazzo con Radio City Music Hall e tutto intorno è illuminato da luci di ogni colore.
Non riesco a trattenere un gridolino di gioia e la signora di fianco a me accenna un sorriso di stupita comprensione. Ho già capito che il mio consueto linguaggio dei gesti mi accompagnerà in tutto il viaggio.
Veduta dall'Empire
Finalmente arriviamo al Morningside Inn.
La zona non è male, vicino central park e comodissima con la metropolitana.
La stanza è piccola con una mini finestra che da sulle scale antincendio, però abbiamo il bagno in camera e, avendo speso veramente poco, siamo soddisfatti.
Usciamo...mio dio, stiamo camminando per le strade di New York.
Prendiamo la metropolitana facendo il biglietto che dura tre giorni, tempo che resteremo qui.
Sulla banchina della metro si muore di caldo...e dentro al treno si muore di freddo.
Come nostra prima tappa decidiamo di salire sull'Empire State Bulding.
Dentro l'aria condizionata è altissima.
Si fanno dei tratti di scale e dei tratti in ascensore.
In alto il vento è fortissimo ma la vista è commovente.
Tutta New York è sotto di noi.
Assolutamente da fare e non perdere.
Nel scendere ti obbligano a passare in un negozio di souvenir, dove comprerei già tutto...ma so che mi devo limitare, saremo gli unici italiani a comprare meno cose possibili nel paese del kitsch, uffa!!
Una volta usciti torniamo nel caldo umido.
Passeggiamo per le vie senza meta precisa, mi prendo il mio primo hot dog e ci sediamo in una strada dove ci sono sedie e tavolini come fosse un bar.

Ground Zero, Mosaico per Jhon Lennon
Siamo rapiti, quasi non ci rivolgiamo la parola. Nel nostro vagare non ci rendiamo neanche conto che inizia a farsi sera.
Ci ritroviamo a Time Square ed ora siamo veramente delle amebe.
Ci guardiamo intorno, osserviamo le luci e ce ne rimaniamo seduti sulla gradinata fissando milioni di taxi gialli e faccioni di attori ben conosciuti sui cartelloni di Brodway.
C'è uno spettacolo con Jack di Will e Grace, c'è American Idiot, c'è Mary poppins...vediamo il ristorante Bubba Gump Gamberi e nel negozio di giocattoli una grande ruota panoramica all'interno ospita Woody e Mister Patata, andiamo a veder dove fanno il David Letterman Show... non capiamo più se siamo veramente nella realtà.
Ci rendiamo conto che a causa del fuso siamo svegli da un infinità, ma siamo talmente elettrizzati che non sentiamo la stanchezza.
Andiamo in un locale stile anni 50, tipo Happy Days insomma ( ebbene si la mia vita è abbastanza condizionata dalla tv ) e i camerieri cantano sui tavoli come fossero in un musical.
Non ci si crede quanto sono bravi.
Sotto consiglio del buon Fonzie proviamo la dottor Pepper.
Dolcissima, non riesco nemmeno a finirla.

Ponte di Brooklin
Alla fine la stanchezza prende il sopravvento e ce ne torniamo a casa...affrontando di nuovo l'incubo metropolitna!!!!caldo e freddo,caldo e freddo.
Arrivati in albergo mi schianto a letto...ma ancora non so che Ricky nella notte mi delizierà con un anedotto degno del nostro Blog.
Ormai tra le braccia di morfeo, sento in lontananza mio marito che traffica con il condizionatore accompagnando i suoi gesti con dolci parole.
Quando è ben sicuro di avermi svegliata dice "ma non senti questo rumore? come fosse un tic tac continuo?"
Si, l'avevo sentito ma ero troppo stanca per preoccuparmene.
Niente lui non riesce a dormire.
Si accanisce sulla ventola, i tasti...tutto.
Gli suggerisco di chiamare la reception...già, dice lui...ma come glielo spiego???
Alla fine esausto telefona...la conversazione è stata la seguente  " PLEASE, MY AIR CONDITIONAR DO TAC TAC TAC...PLEASE HELP ME...IT'S IN MY BRAIN..."
It's in my brain???? Ha veramente detto it's in my brain?????
Ovviamente la receptionist gli dice che avrebbero affrontato il problema la mattina seguente...ma nel frattempo il mio eroe risolve il problema...era una goccia che cadeva sulla parte esterna del condizionatore, così mette la tenda fuori dalla finestra a parare i colpi...e si addormenta.
Quando ci svegliamo...alle sei di mattina...ricordo di non aver sognato, e ridiamo per it's in my brain con il mal di pancia e le lacrime agli occhi.
Siamo pronti per la nostra giornata ricca di avventure.
Mi metto una gonna dipinta a mano e dei sandali bassi, Ricky ha le scarpe da tennis e i pantaloncini corti.
Mi porto una maglia a manica lunga per sopportare il freddo in metropolitana e il mio super k- way della decathlon che Ricky non ha voluto portare optando per il suo vecchio della Polar.
Se ne pentirà amaramente.
Andiamo dietro casa in un bar con poltrone e brioches a fare colazione e mi sento in una puntata di Sex and the city.
Proprio dietro di noi inizia il Central Park e decidiamo di farcelo tutto a piedi.
Camminiamo per kilometri di verde circondato da grattacieli.
Vedo i miei primi scoiattoli e sono troppo felice. Affacciati al lago, sdraiati sull'erba, passando tra i campi da baseball, ovunque siamo circondati da enormi palazzi, ma non si sente quel senso di oppressione che provo a volte nella mia città. Il tempo non aiuta molto, piove o fa caldissimo.


La nostra Road King
Ci rintaniamo ormai fradici sotto uno di quei tunnel dove nei film si incontrano i tipi loschi per scambiarsi informazioni segrete e mi accorgo che la mia bellissima gonna dipinta a mano è colata sulle mie cosce ormai blu!!!!
Finisce di piovere e ci dirigiamo al mosaico Immagine fatto sul pavimento per Jhon Lennon.
Si passa da una parte del parco con piante di fragole ovunque...senza neanche un frutto, Strawberry Fields, appunto.
Conclusa la nostra bella passeggiata prendiamo la metro...incubo....per andare al Ground Zero.
Non c'è niente di particolare, solo lavori, ma mi viene da piangere lo stesso. Siamo in un pezzo di storia e non posso non immaginare cosa possano avere provato, ma è impossibile. Nessuno di noi potrà mai capire cosa possa essere successo nel cuore di ogni persona quel giorno.
Ricomincia a piovere, ci dirigiamo verso China Town per pranzare. Riprendiamo la metro.
Ha iniziato a piovere tantissimo, siamo bagnati fradici, ho tutti i piedi bagnati, Ricky le calze fradice.
Il suo k way...ah ah...non tiene e piove così forte da sferzarti il viso. Fuori da Abercrombie i modelli muscolosi sono perfettamente belli e a petto nudo. Vedo la Desigual, ma escluso entrare in un negozio così bagnati, l'aria condizionata ci ucciderebbe.
Arriviamo finalmente a China Town, che pensavo più caratteristica, entriamo in un cinese ma fa un freddo polare e siamo ancora tutti bagnati. Usciamo subito.
Smette di piovere e prendiamo da mangiare in un chiosco....cinese....fantastico...e mangiamo su una panchina.
Ricky è un pochino nervoso. E' tutto bagnato.
Per fortuna torna il calduccio, ci calmiamo, e ce ne andiamo a prendere il ferry per vedere la Statua della libertà
Decidiamo di prendere lo Staten Island Ferry che parte da una stazione marittima proprio sopra la metropolitana South Ferry.
La corsa dura 25 minuti ed è gratuita e una volta arrivati a staten island si prende direttamente il traghetto del ritorno.
La statua vista da qui è piccola, però affascinante. Sicuramente vale la pena vedere la città da questa prospettiva, dove è evidente il buco lasciato dalle torri e tutto sembra galleggiare su una grande piattaforma sul mare.
Ci riposiamo un po'...meritatamente.
Al nostro ritorno ci dirigiamo verso il ponte di Brooklin passando per Wall Street.
La zona sotto il ponte è la nostra preferita, con  costruzioni fatte di piccole mattonelle rosse.


Veduta dal South Ferry
Ci sono locali e ristoranti di pesce. C'è l'aria un pochino marinaresca insomma. Tra le barche ormeggiate sovrasta un bellissimo veliero.
Quando saliamo sul ponte le mie scarpe basse cominciano a dare problemi. Si sono tutte consumate e mi fanno male le ginocchia, non riesco quasi ad alzare i piedi da terra.
Davanti a noi un anziano cammina lentissimo con il bastone e noi non riusciamo a superarlo perchè troppo stanchi. Ridiamo da quanto non ce la facciamo più.
Ci godiamo però il ponte che troviamo splendido, guardiamo i taxi gialli che passano sotto di noi, il mare e la città intorno a noi. E' molto bello anche se veramente non ce la facciamo più.
Piove, poi smette, poi fa caldo, poi la metropolitana, la città, il casino....non ho più quella sensazione che avevo a Central Park decisamente.
Nel tornare in albergo siamo felici che staremo qui ancora solo un giorno.
La sera andiamo a Little Italy per mangiarci una pizza, lo so non si mangia mai l'italiano, ma siamo curiosi. Ovviamente pessima idea, la pizza fa schifo e per quella con i peperoni intendono con il salame.
Dopo andiamo in un locale troppo carino, piccolo e di stile a berci qualcosa ma alla fine torniamo a pezzi in albergo.
La mattina seguente ci svegliamo tutti carichi...oggi andiamo a prendere la nostra Electra Glide.


Time Square
Prima però facciamo una tappa da Tarina Tarantino dove mi compro anello e orecchini col teschio e vogliamo visitare il Moma.
Sul più bello Ricky si accorge di non aver preso la patente così torniamo in albergo con un taxi....il taxi più freddo del mondo, l'aria condizionata è altissima e il tipo guida velocissimo manco fosse Starsky.
Comunque recuperata la patente andiamo al Moma.
Trovarlo è un' impresa, le vie sono tutte uguali.
Alla fine, da buon americana una signora ci spiega come arrivarci. Sono veramente molto gentili, appena possono aiutarti si fermano subito.
Vedo la notte stellata di Van gogh e una bellissima mostra di fotogfrafia. In realtà siamo troppo stanchi per goderci la visita e c'è un sacco di gente che fotografa ogni singolo quadro.
Usciti andiamo a vedere il Rockfeller Centre e ci mangiamo un panino ottimo seduti vicino ad una fontana.
Pronti, siamo pronti, prendiamo il treno per il Queens. Figo, veramente figo, si esce e si fa tutto un tratto fuori.
Scesi alla nostra fermata non sappiamo minimamente dove andare. Le persone in giro sono poco raccomandabili ma troviamo chi ci da informazioni.
La via è giusta, ma tipo che siamo al numero 4 e noi dobbiamo andare al 2140!!!!
Camminiamo su questo stradone, ovviamente ricomincia a piovere.
Siamo gli unici bianchi e i negozi sono assurdi, pieni zeppi di cose. C'è  la sfilza di negozi di abiti da sposa, poi quella di elettrodomestici...e così via, a tema.
Camminiamo veloci per paura che chiuda il negozio...ma siamo sempre troppo lontani.
Ogni tanto un' auto che passa ci suona...alla quarta facciamo un gesto e si ferma. Sono degli specie di taxi abusivi...così ci sembra di capire e saliamo su uno dove c'è anche un ragazzo.
Gli diciamo dove dobbiamo andare. Dopo un po' il ragazzo scende alla sua fermata e il tipo ci dice che la sua zona termina lì e che per andare dove dobbiamo andare noi dobbiamo pagare un supplemento di 4 dollari oltre i 2 che ci aveva chiesto...siamo esausti, accettiamo. Riparte, prima, seconda e siamo arrivati...molto bene.
Eccoci qui, in un negozio pieno zeppo di Harley.
Ci indicano di andare nel retro dove un ragazzo devastato dalla noia ci accoglie.
Inizia a spiegare tutto a Ricky, che capisce perfettamente, mentre io sbircio tra le moto per vedere la nostra...ma sinceramente non mi sembra di vederla.
Dopo tutte le pratiche ci mostra la moto....una Road King...un po' più piccola e con solo due piccolissimi bauletti laterali.
Ci dice che la moto che avevamo ordinato ha avuto un incidente e che hanno solo questa da darci.
Mi viene da piangere. A Milano siamo andati alla Numero Uno per vedere la Electra e avevo portato roba contando sui tre bauletti... il tipo è veramente inutile, non ha neanche dei cavi per legare una borsa sul portapacchi e fa spallucce ad ogni nostra richiesta.
Basta ci rinunciamo, Ricky prova la moto facendo il giro dell'isolato e quando torna è innamorato perso.
Accettiamo il disagio...ma consigliamo vivamente di non noleggiare una moto all'Eagle Raider di New York. E' una filiale piccola e disorganizzata.
Mettiamo i caschi che ci hanno dato....quelli stile elmetto con le orecchie fuori e senza visiera...e partiamo.
Siamo su un Harley, in america, nel Queens.....abbiamo il cuore a mille.
Sbagliamo strada ma di poco, Ricky recupera subito e facciamo il nostro ingresso a Manhattan.
Ci fermiamo a Time Square e scendo per fargli una foto. Nonostante il casco inguardabile è bellissimo e mi si riempe il cuore a vedere un suo sogno avverarsi.
Mi fermo da un ferramenta e fortunatamente conquisto il ragazzo indiano che si innamora dei miei tatuaggi e mi faccio aiutare. Esco fiera di me per essermi fatta capire con elastici e ganci. Tra i grattacieli il sole sta tramontando, uno spettacolo commovente.
Avevamo tanti progetti per la serata ma il dover sistemare i bagagli ci fa passare la voglia.
Fortunatamente avevo portato un coprizaino impermeabile così leghiamo una delle tre borse sul portapacchi coperta e divido il resto dei vestiti in scacchetti di plastica che inseriamo nei bauletti laterali.
Leghiamo la moto ad un palo e andiamo a cenare messicano nella nostra zona.
Siamo così stanchi, felici, rilassati, eccitati e sereni che la cena ci sembra buonissima e la serata la migliore da quando siamo qui.
La mattina dopo il rombo della moto pronta a portarci alle Cascate del Niagara.

New York -  Buffalo  396 miglia

Siamo sulle strade americane, sopra la nostra Harley. Appena ci immettiamo nel primo tratto di interstatale dobbiamo rallentare per lasciare passare una stupenda cerbiatta che ci guarda stizzita per poi sparire nel bosco a fianco.
On the road
La lingua di cemento davanti a noi è lunghissima. Ci fermiamo da Donkey Donuts ad assoparare la prima ciambella del nostro viaggio e ci sembra buonissima.
Alla prima pompa di benzina un gruppo di Harleysti si gode il meritato riposo. Vengono a parlare con noi quasi subito e quando gli diciamo che siamo italiani e che attraverseremo il loro paese si complimentano con noi. Uno di loro ci deride in modo sguaiato quando gli mostriamo fieri la nostra cartina plastificata regalataci dai nostri amici. Non può credere che non abbiamo un navigatore e chiama tutti i compagni sicuri che non ce la faremo mai, e ridono.... molto incoraggiante.
Ci invitano ad andare dove stanno andando loro a Sturgis dove c'è il più grande raduno di Harley...ci piacerebbe...ma dobbiamo seguire la nostra tabella di marcia.
Ci danno consigli con siti internet per prenotare alberghi...insomma, sono fantastici.
Ripartiamo, vedo spazi aperti, gli scuola bus gialli, le persone hanno molta stima degli Harleysti, dalle auto i bambini ci salutano e c'è chi fa anche le foto.
Avere questo rispetto in Italia....chi non prova un viaggio in america in moto non può capire la differenza.
Scopriamo Subway, un fast food dove puoi comporti il panino come vuoi, anche se facciamo fatica a capirlo subito .E' buonissimo!!!!
Usciti, nel parcheggio ci si avvicina un signore che ci dice che da giovane aveva una moto e ci viaggiava con la moglie.
Ci consiglia una piccola deviazione e facciamo una strada in mezzo a casa bianche appoggiate sulla perfetta erba verde.
E' una zona residenziale molto carina e con tantissimo spazio verde intorno.
Con qualche sosta arriviamo prima di cena a Buffalo e troviamo subito un motel della catena Motel 6.
E' economico e molto carino...cioè sulla strada, niente di che, però pulito e ordinato.
Andiamo subito alle cascate. Facciamo un ponte e ci ritroviamo a Niagara Falls, la cittadina dove queste si trovano.
Ci sembra tutto finto e troppo cittadino per ospitare una simile bellezza della natura.

Cascate del Niagara, Motel 6
Ci avviciniamo al parco che è circondato da pub e ristoranti. Ancora non sentiamo l'emozione che provoca la natura.
Camminiamo  e poco dopo, eccole lì le cascate....piccole, circondate da minuscole las vegas e da un panorama per niente selvaggio. Ci deludono molto, non ci danno alcuna emozione. E' particolare il fatto di vederle di sera, illuminate da luci di tutti i colori...ma non siamo per niente ripagati della stanchezza.
Decidiamo di non fare l'indomani la gita con il battello e di ripartire dopo una bella dormita.
Torniamo verso Buffalo in cerca di un ristorante, ma inspiegabilmente il centro della città per noi è impossibile da raggiungere...niente giriamo per almeno un' ora senza trovare nulla.
Alla fine devastati dalla stanchezza e con un Ricky nervosissimo entriamo in un ristorante su uno stradone Appelbies.
Era troppo carino, tipico locale americano sportivo, con le maglie da baseball ovunque, le coppe, le foto di giocatori di football e i divanetti in pelle marrone. Mangio una buonissima insalata, dove non può mancare carne e salsa dolcissima...però ci tranquillizziamo, decidiamo che non ci interessa visitare Buffalo e la cameriera gentilissima ci procura tra i clienti tutte le indicazioni per tornare al nostro motel.
La mattina dopo Ricky mi porta in camera la colazione fatta da lui, i waffel con sciroppo d'acero, caffè americano e succo d'arancia. Mi sveglio negli Stati Uniti da vera americana.


Niagara Falls (Stato di New York ) - Willoughby ( Ohio ) 191 miglia circa

Per raggiungere la prossima tappa, Nashville, decidiamo di fare un paio di pause in mezzo.
Ci dirigiamo verso l'Ohio per vedere di riuscire a fermarci nei dintorni del lago Erie.
Sulla strada scopriamo un grande negozio dell'Harley...possiamo fermarci per la prima volta senza provare invidia per gli altri, qui siamo due Harleysti.

On the road, Harley shop
E' un enorme negozio con moto di ogni tipo, soprattutto che costano la metà di quelle vendute in Italia. Vendono vestiti, gadget e fuori c'è una zona relax dove si possono bere birre e scambiare quattro chiacchiere in compagnia...cosa impossibile in un paese con una lingua incomprensibile per me!!!
Ci chiedono se vogliamo una foto sulla nostra moto e siamo fieri di farlo.
Ripartiamo fermandoci a pranzo in un fast food. Ci sembrano buonissimi i panini qui, molto meglio dei nostri...ma forse è meglio non chiederci perchè.
Nel nostro vagare arriviamo nel pomeriggio alla zona del lago e passiamo per una cittadina Willoughby che troviamo troppo carina. Non c'è niente, solo una via con bar e negozi in piccole case di mattoncini marroni e tantissime Harley.
Intorno c'è solo verde e case in stile Edward Hopper. Troviamo un Motel 6, sempre economico intorno ai 60 dollari in due con colazione nello stanzone generale.

Willougbhy,  nuovi amici
Andiamo in città, passando per le viette intorno al centro. C'è una specie di fiera con il luna park e sembra di essere nel telefilm "Una mamma per amica". In centro ci sono le lucine di natale perenni sugli alberi e gli Harleysti bevono birra nei bar.
Entriamo in una birreria troppo carina e beviamo bottiglie di birra a un dollaro l'una!!!
Una coppia ci si avvicina e ci chiede se vogliamo delle foto. Capiamo che è veramente una loro gentilezza ricorrente. Ci chiedono di dove siamo e cosa ci facciamo IN THE MIDDLE OF OHIO.
Alla fine sono i nostri migliori amici...capisco poco, ma ci fanno ridere, se pur con il tipico modo sguaiato degli americani.
Iniziano ad offrirci da bere e per un attimo temiamo che vogliano qualcosa in cambio da noi...che ne so, uno scambio di coppia...invece vogliono solo passare una serata con delle facce diverse.
Quando vogliamo offrire noi la birra dicono che devono andare e non c'è verso di convincerli.
Scatto una foto con loro e li salutiamo.
Quando usciamo è ora di cena e ci infiliamo in un locale con tante lucine dove mangiamo il formaggio e scopriamo i vini della California. Ottimi. La gente ci guarda molto e mi fanno i complimenti per le scarpe.
La mattina dopo ripartiamo.

Willoughby - Carrollton ( Kentucky) 285 miglia

Decidiamo di viaggiare senza troppe soste e di fermarci appena stanchi. Fa caldo ma si sta benissimo.
Ci fermiamo in un Harley shop ancora più grande del primo e mi compro un piercing con teschio e stemma della moto. C'è addirittura un concerto di un gruppo del posto e ci fermiamo ad ascoltarli bevendo birra. Qui la maggior parte delle birre sono light e per noi molto leggere.

Viaggiando noto che sui cigli delle strade ci sono parecchie carcasse di animali morti e parlo di enormi cervi, armadilli o procioni. Molto triste.


.
Ad una pompa di benzina siamo costretti a telefonare al nostro nuovo inquilino perchè allertati da un messaggio in cui diceva che era andata via la luce. Quando gli diciamo che saimo in Kentucky ride tantissimo. Tutto ok comunque, problema luce risolto. Ne approffittiamo per sapere dei nostri gattoni e pare che Micia si sia pure lasciata spazzolare, Pocho dorma assieme a lui e Lino...lui è un caso particolare....difficile da conquistare.
Comunque arriviamo in un posto nel nulla, con assolutamente niente se non il nostro motel, un Wall Mart e un ristorante cinese. Usiamo tutto. Dormiamo, compriamo al market un orsetto, una stoffa e dei pennarelli e creo la nostra mascotte Walle e ceniamo dal cinese dove possiamo mangiare tutto quello che vogliamo a prezzo fisso.
La mattina piazziamo il nostro nuovo amico con i colori dell'Italia sul borsone dietro.
Più o meno i nostri arrivi e le nostre partenze sono più lunghi del normale perchè ogni volta dobbiamo caricare e scaricare la borsa e portare avanti e indietro i nostri abiti dentro sacchetti di plastica che accumuliamo nel viaggio...una vera amarezza!!!!

Carrollton - Nashville ( Tennesse ) 230 miglia circa

Il viaggio per Nashville è veloce. Finalmente riesco a pranzare da Wendy, che non esiste più a Milano, e ho un ritorno all'infanzia. Le strade sono lunghe, dritte ed è  piacevole fermarsi perchè c'è sempre qualcuno che prova a parlare con noi...con me impossibile, ma il mio eroe riesce in tutto.


Harley shop, Motel
Una coppia di signori ci regala la loro guida degli Harley Shop. Rifiutiamo, ma loro insistono dolcissimi. Questa cosa ci riempie il cuore.
Poco fuori Nasvhille ci fermiamo in un motel a caso e ci dirigiamo in città.
Ci piacciono questi Stati Uniti perchè, non avendo una gran storia alle spalle, dopo essersi goduti un bel viaggio on the road non è che uno deve fare troppi sbattimenti per visitare le città.
Visitiamo il famoso museo Hall of Fame del country e lo troviamo divertentissimo. Ci sono delle piccole stanze dove poter ascoltare musica e vecchi video di cantanti country. C'è una grossa cadillac con sul muso delle grossa corna di bufalo e il piano dorato di Elvis.

Nashville, Country music Hall of Fame
Compriamo plettri per i nostri amici musicisti e la nostra consueta calamita. Non resisto e mi compro una piccola Pink Caddillac.
La città si snoda in una grande via principale, ovunque ci sono dei cartelli a forma di plettro con scritto Nashville live music venus. Ci sono locali, uno dietro l'altro dove suonano musica da vivo. Passiamo tutto il pomeriggio e la serata ad entrare e uscire in pub ascoltando concerti live e bevendo birra. I negozi sono un insieme di gadget, magliette e stivali da cowboy...è veramente tutto molto Kitch e finto, ma noi lo adoriamo. Credo si debba andare oltre a questa apparenza di vivere in una sorta di Gardaland e godersi questa sensazione di libertà che si prova in un viaggio del genere, dove ogni giorno ti trovi in posti completamente diversi. Ci fermiamo a guardare il fiume e un ragazzo ci chiede se ci può fotografare.
Ceniamo in un ristorante che fa mega panini con patatine fritte nei tipici cestini di plastica.
Andiamo al Coyote Ugly, dove ci chiedono i documenti per entrare. Delle signorine ballano sul lungo bancone del bar e se paghi ti versano tequila direttamete in bocca dalla loro bocca con mosse sexy...non ne sentiamo l'esigenza.



Nashville


La coppia di sciuri di fianco a noi è talmente presa bene da sta cosa che dopo quattro shot crede di potersi portare a casa la signorina.
Motel 8, Walle
Passeggiamo tra le luci della via principale e delle carozze fatte come quella di cenerentola ti fanno fare un tour della città.
Siamo rilassati e felici. Delle ragazze mi fermano per dirmi che ho delle scarpe bellissime e poi ce ne torniamo a dormire.
Ci aspetta il viaggio verso Memphis.










Nashville - Memphis ( Tennesse ) 212 miglia circa

Il viaggio non è lungo e abbastanza tranquillo, arriviamo a Memphis verso pranzo e questa volta vogliamo andare a dormire in un Motel preciso, vicino Graceland dove, dice la guida, c'è una piscina a forma di chitarra.

All'ingresso troneggia una statua del RE e dentro ci sono tutte le sue foto...ovviamente non c'è posto così dobbiamo ripiegare sullo squallido Elvis Presley Blvd inn....con l'enorme insegna luminosa con la V e la I spente.
La stanza è terribile, il bagno è piccolo e sporco e le lenzuola sono nere.
Chiediamo di cambiarle e il personale indiano è super gentile con noi.
Come tutti fanno e come facciamo noi ogni giorno, ammirano la nostra bellissima Harley che riposa davanti alla stanza e ci fanno un po' di domande sul viaggio.
Prendiamo la nostra moto e ci dirigiamo verso Graceland...stiamo percorrendo le strade che ha percorso Elvis, e siamo veramente emozionati.
Parcheggiamo di fronte al Graceland Harley Davidson shop.
Pranziamo in un locale pieno di targhe americane e ci mettiamo dentro una caddillac con dei tavolini.
C'è il chopper di Elvis dietro un vetro...fantastico.
Iniziamo a temere questa nostra esigenza continua di mangiare panini...ma ci rassegnamo e cediamo alla tentazione.
Fuori c'è una caddillac verde acqua stupenda.
In uno dei tanti negozi di souvenir compriamo gli occhiali da sole di Elvis e i gioielli che ci scambieremo a Las Vegas la sera dei nostri rinnovi matrimoniali.
Arriva il pulmino, ci consegnano una specie di walkman e varchiamo il cancello di casa sua...Graceland,
Siamo stupidamente emozionati, commossi ed eccitati. Non che noi siamo mai stati suoi grandi fans...ma cazzo...stiamo entrando a casa di Elvis Presley.
Dalle nostre cuffie una signorina ci dice tutto quello che vediamo e dobbiamo fare.
Entriamo.Sulla nostra destra un salone con moquette e divani bianchi, vetrate in stile liberty e la foto del suo matrimonio. Sulla sinistra la sala da pranzo e di fronte a noi una lunga scalinata bianca da dove, la voce ci dice, il Re non scendeva mai se non era perfettamente a posto, pettinato e vestito.


Graceland
Questa cosa ci ha fatto molta tenerezza.
Abbiamo visto camera di sua madre e il bagno con la tappezzeria con i barboncini stampati.
La zona relax con un enorme divano e tre televisori e lo specchio sul soffitto e la famosa Jungle Room, dove componeva i suoi pezzi, una stanza tamarrissima con la cascata vera che scende dalla parete, la moquette verde e le poltrone di pelo.
Poi si visita una sorta di museo con tutti i suoi abiti pazzeschi e i dischi d'oro e infine si esce nel parco, dove passeggiano i cavalli.
Si arriva a bordo piscina e lì vicino a sua madre riposa lui.
Non so se è una cosa carina essere sepolti nel proprio giardino vicino alla propria piscina...ma forse è sempre meglio che in mezzo a tanti sconosciuti.
Torniamo indietro con il pulmino e un ragazzo mi dice delle cose incomprensibili, gli rispondo il mio ormai impeccabile I DON'T UNDERSTAND NOTHING e lui indica il mio tattoo e capisco voglia sapere cosa rappresenta....cosa rappresentaaaa???ma non lo so neanche in italiano...in quel momento mi sembra che la cosa più facile da dire sia: un fior di loto, ma le parole non mi escono ed è tutto un ehm ehm e alla fine congiungo le mani come in preghiera e dico LIKE BUDDA....e mentre lo dico Ricky mi guarda basito e scoppia in una risata.
Ma che cavolo....inspiegabilmente il ragazzo mi fissa serissimo e dice LOTUS?
Lotus...fior di loto, ma era facilissimo...ma che figura.

Graceland
Però ha capito.
Tutta rossa assecondo mio marito e ci facciamo questa bella risata tutti insieme.
Ci portano al museo delle sue auto e moto.
Impazziamo e scatto la foto davanti alla mitica pink caddillac.
Usciamo e visitiamo il suo aereo di linea che si chiama Lisa Marie e il suo jet privato.
Torniamo al motel pieni di emozione e, so che è brutto dirlo, ci sentiamo più ricchi che usciti dal MOMA.
La sera visitiamo Memphis, è calda e vitale.
Ragazzi fanno acrobazie per strada e suonano ovunque. La via principale è ricca di locali, bar e negozi con insegne luminose. Su un telone della Bud troneggia la scritta Welcome Biker e ci sentiamo i padroni del mondo.
In un cortile hanno messo un palco e delle sedie. Alternandosi suonano dei gruppi jazz, rock e rap bravissimi e si può ballare dove si desidera.
Un ragazzo di colore canta Purple Rain di Prince così bene da farci commuovere.
L'atmosfera è magica...indecrivibile a parole!
La serata è perfetta... così tanto che pensiamo di rovinarla perdendoci al ritorno verso il motel.
Vaghiamo per almeno un' ora passando per quartieri veramente poco raccomandabili. Comincio ad essere un pochino spaventata soprattutto quando Ricky mi dice" tutto ok tranquilla ho capito tutto" e vedo il cartello WELCOME TO ARKANSAS....cerco di rimanere tranquilla.
Torniamo indietro e, non so come, dopo un po' ritroviamo la retta via.
Andiamo a dormire nella nostra pessima stanza e speriamo di ritrovare la nostra moto l'indomani.

Memphis - New Orleans ( Lousiana )...una vita!!!

Ci svegliamo per un lungo viaggio, vogliamo arrivare in giornata a New Orleans.
Non riusciamo però a non fermarci in uno di quei locali sulla strada con i divani doppi, juke box e  cameriera che ti porta il caffè nella brocca di vetro.
Facciamo colazione a base di Pancake, sciroppo d'acero, succo e caffè.
Mangiamo così tanto che ci basta per tutto il giorno.

Attraverso il Mississipi
Poco fuori Memphis solchiamo il ponte che passa sul fiume Mississipi, credo che in lunghezza equivalga alla larghezza della Liguria. Incredibile. 
Il viaggio verso il sud è caldo e il paesaggio cambia nuovamente davanti ai nostri occhi. C'è acqua dappertutto, percorriamo la più lunga strada mai fatta sull'acqua. Intorno ci sono case di legno sui fiumi proprio come in True Blood.
Attraversiamo tutto lo stato del Mississipi e poi Welcome to Lousiana....pazzesco...attreversiamo anche questo.
I pali della tensione vanno a perdita d'occhio nel mare e butto l'occhio per vedere se riesco a scorgere qualche alligatore, ma nulla.
Una mega auto in una pompa di benzina ha la targa con scritto Italian. E' un Dodge e Ricky di fianco ad un mezzo del genere è piccolissimo.
D'altra parte qui tutto è grande e tutto è spazioso.
Arriviamo alla periferia di New Orleans e troviamo un Super 8 motel, un pochino più caro del six, ma più confortevole e con ricca colazione.
Sono emozionatissima. E' una delle tappe che più stavamo aspettando.
Decidiamo di non muoverci di qui, siamo veramente stanchi, tanto c'è tutto.
Facciamo il bucato in sala lavatrice aspettando bevendoci bibite.
Ceniamo in un ristorante vicino e ci prendiamo un mega gelato con gli smarties.
La sera ci guardiamo True Blood e Hung in lingua originale e più avanti rispetto l'Italia.
La mattina siamo pronti per la città.

New Orleans, Electric Ladyland tattoo
C'è molto traffico sul ponte che raggiunge il centro e troneggia un cartellone con Charlie Sheen, Omer e Peter Griffin.
Parcheggiamo in una zona residenziale con case spettacolari, di tutti i colori e con balconi accuratamente lavorati. Non c'è segno dell'uragano Katrina dove siamo noi. Ci rendiamo conto che siamo troppo lontani dal quartiere francese così riprendiamo la moto e la lasciamo su una strada pagando il parcheggio.
La città mi entra nel cuore come un fulmine.
La trovo bellissima, particolare, creativa e colorata.
Ci sono negozi vintage, woodo, di arredamento, argenterie, ristoranti e i soliti negozi di souvenir.
Entriamo in una gioielleria per prendere un regalo a mia madre e come sempre ci guardano come se tanto non compreremo mai niente. Invece prendo una bellissima spilla in argento a forma di scarpa col tacco.
Andiamo al mercato e compro le tipiche collanine di plastica colorata che vedo ovunque.
Credo siano simbolo di festa.
Compro delle bamboline woodo e un vestito tutto colorato.
In un locale un gruppo Jazz suona all'aperto e di fronte alla cattedrale un uomo di colore soffia nella sua tromba gonfiando le guance.
Ci dirigiamo verso il fiume e un uomo suona sul ciglio del Mississipi il suo sassofono.
Il battello con la ruota parte suonando e mi commuovo.
Siamo talmete presi bene dall'artisticità di questa città e dalle persone particolari in giro che decidiamo di tatuarci qui anzichè a Los Angeles come deciso.
Entriamo in un negozio che vende abiti per bambini con teschi e mostri e ci consigliano un tatuatore. Andiamo a vedere. Passando dalla moto ci accorgiamo che ci hanno dato la multa perchè scaduto il parcheggio...uffa...la lasciamo lì...ci penseremo.
Electric Lady Land Tattoo è fighissimo. Fuori ha tutta la vetrina in legno giallo e rosso e dentro è enorme con tutte le stampe di tattoo ovunque.
Ci sono due signore anziane che si stanno tatuando delle farfalle. Fantastiche.

Quartiere Francese
Prendo un sacco di gadget omaggio per me e la mia amica tatuatrice. Adesivi, fiammiferi, tatuaggi trasferelli, riviste, profilattici...c'è proprio tutto.
Ci accordiamo con il tatuatore, apparentemente poco sveglio, sul disegno che avevamo portato da casa, il simbolo della route 66 con due dadi, e andiamo a pranzo.
Ci mangiamo un panino in un bar tutto di legno, antico ma con i bagni graffittati.
Adoro questa città.
Torniamo dal nostro amico Skip che ci ha preparato un disegno decisamente più grande di quello che gli avevamo chiesto, ma non replichiamo.
Vado per prima e iniziamo a chiacchierare...o meglio Ricky inizia a chiaccherare.
Scopriamo che ha la mia età, 33 anni e già due figli di 12 e 13 anni, che è separato, che vive sul Mississipi e che suo padre ha un Harley.
L'uragano Katrina gi ha tolto molto ma lui non si è mai perso d'animo.
Intanto Ricky viene ripreso perchè seduto sulla bara che stava nel corridoio.
Insomma passiamo un paio d'ore con lui, i tatuaggi non vengono perfetti, ma è un bellissimo ricordo di questo momento e ci piace conoscere questi ragazzi.
Compriamo anche le magliette e scattiamo una foto con Skip...da veri turisti!!!

Torniamo al nostro Motel e nel tirare fuori i sacchetti con tutte le compere non mi accorgo che uno di questi si appiccica al tubo di scarico.
Ecco...ora abbiamo della plastica maleodorante attaccata alle cromature, da vero antifigo.
Il fatto è che non c'è verso di farla venire via. Ci impegnamo un casino, in due, con tutti i mezzi possibili, ma nulla, riusciamo a toglierne solo un pezzettino...amen, speriamo solo di non prendere fuoco.
Mentre mi preparo per la serata Ricky affronta il problema multa.
Va in reception e gli spiegano di andare dal tabaccaio a comprare una specie di marca da bollo da mettere in una busta assieme ai venti dollari della multa. Il receptionist si occuperà poi di spedire il tutto alla sceriffo della contea....LO SCERIFFO...che figata.
Io non ci sarei mai riuscita.
Con le mie belle scarpe con il tacco decidiamo di cenare in un ristorante tipico creolo. Mangiamo veramente bene e il locale è caloroso, stiamo benissimo.
Pensiamo che sarà una serata a base di musica Jazz e invece scopriamo una New Orleans inaspettata.
Ci sono locali uno dietro l'altro dove suonano dal vivo musica tutt'altro che jazz.
Rock, pop  e dance.
Ovunque locali di spogliarelli con esposte fotografie che non lasciano decisamente nulla all'immaginazione.
Entriamo in un pub dove una donna canta con tutta l'energia che ha le canzoni di Footlose. Il gruppo è veramente bravo ed è impossibile non ballare.
Mi si avvicina una ragazza con in mano delle provette di vetro, ne prende una in bocca, mi prende la testa e ancora prima che possa dire o fare qualcosa mi ficca in bocca la provetta e mi versa della tequila...rimango basita ma divertita.
Subito dopo lo fa con ricky...e da lì non ci fermiamo più.
Beviamo provette in ogni locale, di tutti i gusti e colori.

Capiamo il perchè di così tanta gente ubriaca in giro.
Entriamo e usciamo dai bar, balliamo, saliamo sui balconi per vedere la via dall'alto, facciamo foto con le camerire e raccogliamo le collanine che ci lanciano dai balconi.
Siamo a pezzi, ormai cammino a piedi nudi con le scarpe in mano. Per ultimo troviamo finalmente un locale tranquillo dove suonano del buon Jazz, e non ci facciamo mancare neanche questo.
Torniamo a casa tardi e felici.
New Orleans è una delle più belle città che abbiamo mai visto, assolutamente da consigliare e non perdere.


New Orleans - Shreveport ( Louisiana ) 342 miglia circa

Lasciamo questo stato magico per dirigerci verso il Texas.
Cominciamo a capire perchè ci avevano consigliato vivamente di portare dietro le tute antipioggia.
Piove, piove e piove...ma non una pioggia normale, quando viene giù qui non si vede nulla, sono dei veri e propri nubifragi.
Dopo qualche ora di viaggio, con continue soste dove possibile, percorriamo un tratto di strada dove non esiste assolutamente nulla per ripararsi e piove così forte che non vediamo nulla. L'acqua ci entra nei caschi e giù per la schiena ma soprattutto ci sono dei fulmini enormi che cadono talmente vicino a noi che vedo chiaramente il punto di contatto fumante nel terreno. Ho l'i-pod alle orecchie e prego che mi salvi come quella ragazza che avevo letto sul giornale colpita da una saetta.
All'altezza di Shreveport vediamo l'insegna di un hotel e ci buttiamo a capofitto.
Entriamo per chiedere una stanza e il posto è veramente di lusso...noi siamo sporchi e goccioliamo da quanto siamo bagnati.
Nonostante il prezzo prendiamo una stanza e ci infiliamo subito nell'enorme letto dopo una doccia calda, andiamo pure a farci la sauna.
Ovviamente dopo poco torna il sole e usciamo a cenare al Tacos Bell, un fast food messicano dove mangiamo divinamente.
Sfruttiamo la sala internet per scrivere mail agli amici, guardare la strada che ci aspetta l'indomani e passiamo la serata guardando tv.

Shreveport - Forth Worth ( Texas ) 191 miglia

Dopo una gran bella dormita iniziamo il nostro viaggio verso il Texas.
A pranzo ci fermiamo a mangiare un panino, prendo coraggio e vado ad ordinare io, tanto ho già la frase bella pronta. Ma niente va come ti aspetti qui, c'è sempre la domanda in agguato...così mi chiedono una cosa a me incomprensibile. Non capisco nulla, così vado di fantasia, ho chiesto un frappè vorrà sapere se voglio lo zucchero o altro, così sicura di me rispondo " Only sugar, please "...il ragazzo mi guarda stancamente e mi chiede " Small, medium or large? "....mi rendo conto che la domanda iniziale era " What size? "....assolutamente incomprensibile, non ce la posso fare.
In ogni caso al Mc Donald spendo più per un milkshake che per panino, bibita e patatine.
Insomma tra una pioggia e l'altra vediamo i primi giacimenti di petrolio, dei treni lunghissimi che strombazzano per salutarci con locomotive enormi, ci fermiamo in una pompa di benzina che ha fuori vecchie sedie a dondolo di legno e compriamo alla mamma di ricky una calamita con cow boy a petto nudo e ci bagnamo sempre più perchè a volte in America per miglia e miglia non c'è veramente niente per potersi riparare.
Dulcis in fundo ad un certo punto sento un rumore di sacchetti volanti, guardo uno dei due bauletti ed è completamente aperto....fortunatamente non abbiamo perso niente, però una parte del gancio di chiusura si è rotto. Riusciamo a chiudere il tutto ma urge un Harley shop...tra l'altro abbiamo ancora un pezzo di sacchetto di plastica attaccato al tubo di scarico.
Arriviamo nel centro di Forth Worth e ci fermiamo al punto informazioni per chiedere se ci possono indicare dei motel, visto che dopo gran girovagare non ne troviamo neanche uno.
Sono adorabili, ci chiedono del nostro viaggio, ci aiutano, ci danno una cartina, una spilla della città e il loro caloroso benvenuto.
Ci dirigiamo dove ci hanno detto e troviamo un motel sulla strada. Fa caldissimo.

Stockyards, Forth Wort, Rodeo
Prendiamo una stanza e in men che non si dica inizia a diluviare. . .di nuovo. Pazienza, staremo in camera ad aspettare, guardando tv.
Scopriamo di avere un canale porno gratuito ma la nostra lussuria viene subito punita con un black out totale. Il problema è che ora non funziona neanche l'aria condizionata e fuori piove talmente forte che è escluso poter uscire. Ce ne stiamo fuori sulla ringhiera a guardare il gatto della famiglia che evidentemente vive nella camera di sotto, che ogni tanto si affaccia e fa agguati ad una scopa.
Fa troppo caldo e ci sentiamo in trappola. Qualche cliente va a lamentarsi in reception e mando Ricky ad origliare. Da quel poco che capisce tutta la zona è senza luce e non ci possono fare niente.
Alla fine la pioggia diventa pioggerellina e l'affrontiamo per andare nella zona degli Stockyards una parte della città conservata come nel vecchio West dove ci sono locali, saloon, negozi d'abbigliamento per cowboy e l'arena dove si svolge il rodeo.
E' pazzesco, ci sono i cowboy a cavallo in giro, con i cappelli, gli stivale e gli speroni....è troppo suggestivo. Prendiamo i biglietti per il rodeo e ci sediamo in mezzo ad americani impazziti e commossi davanti all'inno, tutti con cappelloni e camicie a quadri.
Entra l'amazzone con la bandiera americana, entrano i tori impazziti cavalcati da ragazzi altrettanto pazzi, entrano decine di bambini con piccoli stivali da cowboy che rincorrono vitelli per prendere una sorta di nastrino legato alla loro coda, entrano squadre di cowboy a cavallo che fanno un gioco con la palla tipo basket, entrano cowboy con il lazzo per afferrare poveri vitelli, cosa che non riesco neanche a guardare e poi entrano donne e bambine a cavallo che devono fare un percorso tra dei bidoni più veloce che possono...insomma siamo nella pura surrealtà.
Ceniamo in un locale stile cowboy e prendiamo una birra enorme.
Siamo in Texas cazzo....

Forth Wort - Amarillo ( Texas ) 350 miglia circa

Partiamo per un altra delle mete che più aspettiamo con ansia, Amarillo, proprio sulla Route 66, famosa per non esserci niente all' infuori del Caddillac Ranch.
Ci fermiamo in un Harley Shop dove un simpaticissimo sciuro con una spugnetta bagnata e tenendo la moto accesa per sfruttare il calore del tubo di scarico ci toglie la plastica in un attimo e ci dice anche di non preoccuparci per il bauletto che si può chiudere tranquillamente.
Ripartiamo felici sulla nostra Road King che amiamo ogni giorno di più.
Il paesaggio è pazzesco, strade lunghissime in mezzo al nulla, un cielo enorme mai visto e i soliti nuvoloni minacciosi. Ormai é un continuo togliere e mettere la tuta.

On the road in Texas
Arriviamo ad un punto dove piove talmente forte che appena troviamo una pompa di benzina ci prendiamo una pausa. Siamo bagnati fradici e teniamo compagnia ad un anziano che beve la sua mega bibita con la cannuccia. In america funziona così, dopo la prima bibita che prendi alla spina puoi andare quante volte vuoi a rempire il bicchiere senza pagare di nuovo. Il caffè invece lo puoi mettere nei bicchieri personali tipici tipo thermos che usano qui e se ne hai uno che ne so della marca della pompa di benzina il caffè è gratis.
Mangiamo merendine e ci sembra passi un infinità.
Entrano motociclisti bagnati fradici e noi non ci spostiamo dal nostro tavolino.
Alla fine smette, non può piovere per sempre...
Arriviamo al motel che avevo letto sulla guida. Enorme, sulla strada di fianco al famoso ristorante Big Texas Steak Ranch dove se riesci a mangiare una bisteccha di due kg te la offrono.
Il Motel è pacchianamente adorabile, di tutti i colori e in stile vecchio West. La nostra camera è gialla e impazzisco quando entro e vedo le coperte muccate e la porta del bagno ad ante come nei saloon.
Ovviamente piove, in giro c'è il nulla e decidiamo di tenerci il Caddillac per la mattina dopo.

Motel, Bug Ranch
Andiamo così a vedere il Bug Ranch, uno spiazzo di fronte ad una vecchia pompa di benzina sulla Route 66 con dei maggioloni ficcati nel terreno a testa in giù tutti colorati con bombolette spray dai turisti.
Io ovviamente ci scrivo I BALDO e ci scattiamo una foto sotto l'insegna Route 66 Budget fuel.Siamo nel mezzo del nulla.
La sera andiamo a cena nel ristorante di fronte, prendono i nostri nomi e ci consegnano una sorta di timer, e ci dicono di andare da loro quando vibrerà.
Fuori un enorme limousine con grandi corna di bufalo porta i turisti a cenare qui.
Ci facciamo le foto sul mega toro di fronte all'ingresso e andiamo nel negozio di souvenir dove compro spille da sceriffo con i nomi dei nostri nipotini e un cavallino per la nipotina.
Quando vibriamo andiamo a sederci.
Il ristorante è enorme e mi infastidisce un pochino. Intorno ci sono solo animali morti e impagliati, corna, teste, zampe...non lo amo molto, soprattutto perchè trovo la carne buonissima e mi sento in colpa.
La serata è carina però e siamo rilassati.

Caddillac Ranch
Il giorno dopo paghiamo la stanza un pochino cara rispetto al solito, 80 dollari, ma siamo contenti di aver visto un luogo così assurdo.

Route 66, Bug Ranch
C'è il sole e arriviamo al Caddillac Ranch velocemente. Un enorme campo dove  Stanley Marsh piantò nel terreno in onore della Route 66 dieci caddillac a muso in giù. Ogni turista può disegnarci e scriverci sopra quello che vuole. Un gruppo di ragazzi ci regala le loro bombolette e io scrivo Sara loves Ricky, che verrà  coperto da un pene disegnato da un piccolo bambino americano giunto subito dopo. Inspiegabilmente a visitare questo strano posto c' è anche una persona vestita da orso, con il pelo, le zampe e tutto, e per lui e la sua fidanzata è la cosa più normale del mondo.
Insomma, non so se è stato il sole, le nuvole intorno, il silenzio, i colori...fatto sta che abbiamo trovato questo posto surreale e meraviglioso. Eravamo emozionati e non riuscivamo più ad andarcene, anche in mezzo ad un pantano enorme, Eravamo lì, dove abbiamo sempre desiderato essere con i nostri occhiali da Elvis e in lontananza la nostra Harley ci aspettava luccicante con Wally sul portapacchi.
Non ci potevamo credere. E di lì a poco saremo stati in New Mexico.
In sella alla nostra moto lasciamo il posto ai motocilisti svizzeri con i loro Chopper svizzeri già incontrati in Lousiana, con tanto di bambino dodicenne al seguito...fantastici.

Amarillo - Santa Fe ( New Mexico ) 280 miglia

Ripartiamo e finalmente c' è il sole, fa caldo e posso tenere la mia maglietta dell'Harley con le maniche tagliate.
Dopo qualche ora siamo nuovamente sotto un ponte a metterci la tuta antipioggia.
Facciamo una piccola deviazione per fare benzina e percorriamo proprio la vecchia Route 66. La pompa di benzina è vecchia, degli anni 20, vende un sacco di souvenir tipo targhe e insegne luminose del cartello stradale storico. Non possiamo comprare nulla e mi limito a fare la foto abbracciata  all'indicazione dell 'Historic Route 66.
Ci sono due cani e un gatto che giocano tra loro e si lasciano coccolare.
Non possiamo fare troppe pause e arriviamo a Santa Fe nel pomerggio bagnati e freddi,

Ci fermiamo in un motel consigliato dalla Lonely Planet il Silver Saddle Motel che troviamo molto carino e accogliente.
Visitiamo subito la città che troviamo adorabile. L'arte la fa da padrona. Ci sono molte gallerie d'arte, musei e negozi di arredamento e antiquariato. Purtroppo arriviamo in un giorno di chiusura dei negozi e troppo tardi per il mercato che sta sbaraccando. L'architettura della città è però particolare e tipicamente Southwest.
Ceniamo in un ristorante molto carino dove mangiamo messicano. Ricky prova il chili bianco che è buonissimo e passiamo una piacevolissima serata.
La mattina facciamo colazione nella stanzina comune del motel che trovo estremamente romantica.
Mando una mail alla mia amica e le scrivo da Santa Fe...pazzesco!

Santa Fe - Sedona ( Arizona ) 415 miglia

Si riparte, siamo coperti, fa freddo e i nuvoloni non accennano ad abbandonarci.
Ci fermiamo all'Harley Shop di Albuquerque e Ricky si compra un paio di anfibi.
Inutile farci illusioni, a breve siamo costretti a rimetterci la tuta. Il paesaggio cambia nuovamente. Le nostre lunghe strade con qua e la il simbolo della Route 66, attraversano montagne rocciose rosse e terreni gialli. Intorno, come sempre, il nulla.
I lunghi treni sfrecciano di fianco a noi e Bruce Springsteen ci accompagna attraverso il nostro i-pod con sdoppiatore di cuffie.

Sulla route 66

Quando ci sembra arrivato il momento di togliere le tute ci fermiamo nei pressi dell'ingresso di un parco naturale. Fa caldissimo e non abbiamo più intenzione di rivestirci. Una famiglia italiana con due figli ha pagato il biglietto per entrare al parco, ci guardano compassionevoli per aver affrontato le forti piogge e ci salutiamo.
Ripartiamo. Siamo nel paese degli Indiani ora. Ovunque capanne e negozi di souvenir che vendono sassi, piume e scaccia spettri. Siamo soli in mezzo alla terra rossa.
Ci dirigiamo verso Sedona, sotto consiglio di un nostro amico di Milano.
La strada è lunga ed in mezzo ai boschi. Temiamo che un orso o qualcosa del genere possa sbucare da un momento all'altro. Cominciamo a pensare di aver azzardato un pochino questa scelta perchè la città non arriva mai. Siamo stanchi ed è quasi sera, sbagliamo anche strada ma il mio eroe recupera subito.
Dopo tornanti in mezzo ad enormi alberi e montagne rocciose arriviamo in paradiso.
Sedona, una piccola città racchiusa tra montagne dai colori del fuoco quasi a volerla proteggere. Ci innamoriamo. Prendiamo una stanza in un motel non perfetto ma con una proprietaria adorabile.

On the road
Decidamo di riposarci qui e di stare almeno tre giorni.
E' tutto raggiungibile a piedi ed è molto molto carino, new age, con negozi di interpretazione dell'aura. Si dice che le montagne ed i fiumi irradino energia elettromagnetica...e non so se è questo o la stanchezza ma stiamo così bene che potremmo stare qui per sempre.
Compro una collanina con una pin up e Ricky la camicia per il nostro matrimonio a Las Vegas.
Guardiamo il tramonto sulle montagne e ceniamo in un ristorante molto carino.
Il giorno dopo ci uniamo ad una gita organizzata con delle jeep rosa, le Pink Jeep per visitare il  Coconino National Forest. La nostra autista guida su e giù per queste scarpate come noi per le strade di Milano. Intorno il paesaggio è favoloso, natura incontaminata, colori commoventi e strapiombi mozzafiato.
Siamo contentissimi di aver scelto questa tappa e di non aver perso tutto questo.
Quando stiamo tornando indietro ci rendiamo conto di non avere un centesimo e al parcheggio notiamo che tutti salutando l'autista gli lasciano dei bei bigliettoni in mano. Anche la famiglia che ha fatto il tour con noi fa la stessa cosa e quando arriva il nostro turno a testa bassa e con un abile mossa scendiamo dall'auto bofonchiando un veloce "bye thank's"

Coconino National Forest
Ma si, tanto non la rivedremo mai più.
Per tutto il pomeriggio non facciamo che incontrare lei....
Andiamo alla biblioteca per consultare le strade su internet e aggiornare gli amici sulla nostra posizione e poi alla lavanderia per lavare un pochino di vestiti, sempre con le nostre belle borsette di plastica da barboni.
Il giorno dopo andiamo a visitare finalmente il Grand Canyon. Ci portiamo le tute perchè il tempo non promette niente di buono.... ancora....
La strada è pazzesca, lunga, dritta con Canyon tutti intorno. In una pompa di benzina Ricky socializza con un indiano ubriaco che gli mostra il loro accampamento, delle baracche lungo la strada.
All'ingresso del Canyon ci danno una cartina e paghiamo un biglietto che vale per tre giorni tempo in relatà necessario per visitarlo tutto.

Sedona
Noi ci limitiamo a vedere la parte sud, la "south rim"
Non è come ce lo aspettiamo, è molto più organizzato, c'è una strada principale in mezzo ad un bosco con cartelli di attenzione ai puma e falò tutti intorno e poi delle stradine secondarie che portano a terrazze da dove si può ammirare il panorama.
Scendiamo dalla moto e ci avviciniamo per la prima volta al canyon e rimaniamo senza fiato.
E' una spettacolo meraviglioso e mastodontico.
Enorme e silenzioso. Nessuno fiata, tutti ammirano e basta. Mi commuovo...ovviamente....
In una strada, dove svoltiamo per raggiungere il punto panoramico, mi ritrovo faccia a faccia con un enorme cervo e ci guardiamo fissi negli occhi.
Ovviamente l'idea di portare le tute antipioggia è stata ottima, perchè di lì a poco continuiamo la nostra esplorazione indossandole.
Piove e fa freddo. Ci fermiamo al ristorante e Ricky si compra una felpa per ripararsi.


Grand Canyon

Parcheggiamo la moto e a piedi ci facciamo la passeggiata che costeggia il Canyon.  Uno scoiattolo enorme mi regala una sua foto di fronte al Canyon e poi viene da me appoggiando le sue zampine sul mio ginocchio.
Passata la pioggia la natura decide di regalarci un ultimo spettacolo prima di rientrare a Sedona. Uno stupendo arcobaleno sovrasta il Grand Canyon davanti alla stupore di tutti.

Grand Canyon
Un gruppo di italiani fa un video dove finge di cadere giù dal Canyon....torniamo a casa, sotto la pioggia.
Anche qui ovviamente non esiste un pelo per ripararsi e nel giro di cinque minuti la pioggia diventa nubifragio. Piove così tanto e forte che iniziamo a ridere a più non posso. Non possiamo credere di essere dove siamo, completamente bagnati e accecati dall'acqua. Potrebbe passarci di fronte un branco di puma che non ce ne accorgeremo neanche. Resistiamo andando a passo d'uomo e dopo poco torna il sole....niente da fare la via di mezzo non esiste.
Sedona, on the Road verso il Canyon
La sera a Sedona vogliamo provare il ristorante Italiano Dal & Di Luca che ci ispira. Mangiamo una matriciana con funghi panna e prosciutto che fa veramente schifo, però è divertente parlare con il cameriere che sa l'italiano e ci dice di essere stato più volte a Venezia.
Il giorno dopo prima di partire saliamo all'aereoporto per vedere un' ultima volta la città dall'alto e ci piace tantissimo.
Salutiamo la signora del motel che ci consiglia di stare solo due giorni a Las Vegas, la città della perdizione.

Sedona - Las Vegas ( Nevada ) 281 miglia

Partiamo, ovviamente con la pioggia e le nostre tute.
Ci fermiamo all' Eagle Rider di Flagstaff per chiedere se possono ripararci il bauletto, preoccupati di doverlo risarcire ma ci dicono che è un danno da niente e che nessuno ci chiederà nulla.
Riprendiamo il viaggio e dopo aver viaggiato per giorni sotto la pioggia e al freddo eccoci arrivati all'inferno.
La strada per il Nevada è la più calda che abbia mai fatto in vita mia.

On the Road in Nevada
Facciamo delle soste su stradine secondarie ritrovandoci nel nulla o accarazzando cavalli maculati meravigliosi ma la tuta è ufficiale non ci serve più.
Il pezzo di strada poco prima della diga Hoover è fuoco sulla faccia, non si respira e ho paura di sentirmi male.
Al primo negozio di souvenir ci buttiamo su un mega gatorade. Siamo devastati.
Subito dopo la grande diga il cartellone, welcome to Nevada. Siamo quasi a Las Vegas amore mio.
Entrando in città si vedono in lontananza grattacieli e insegne, ed intorno il deserto.
Ci fermiamo subito da Subway per un mega panino e una bibita, siamo completamente disidratati e l'aria condizionata altissima non la sentiamo neanche.
Torniamo in sella e finalmente ci troviamo nella strip.
E' pazzesco....ora sembra proprio di essere a Gardaland. Alberghi mastodontici, insegne colorate, enormi M&Ms, riproduzioni di città del mondo, ragazze in bikini che ti lavano l'auto per qualche dollaro. E' veramente surreale ma emozionante.
Troviamo il motel 6 vicino al MGM hotel e costa pochissimo, 40 dollari in due a notte, e c'è pure la piscina.

Hoover dam
Decidiamo di andare subito a cercare la chiesa per prenotare le cerimonia dei nostri rinnovi matrimoniali che vogliamo fare assolutamente la sera stessa.

Second Wedding
Scegliamo la White Wedding Chapel. Siamo vestiti come dei barboni, stanchi e con i visi abbronzatissimi. Un gruppo di italiani con parenti e amici vestiti da sposi aspettano all'ingresso il loro momento. Quando entriamo lo sposo dice, ecco sono arrivati i testimoni e tutti a ridere...fingiamo di non comprendere la loro lingua, comprendiamo invece di avere un aspetto poco accettabile dopo ore di moto per la gente normale e ci dirigiamo alla reception.
Siamo decisi e convinti, l'abbiamo detto a tutti, la mia amica mi ha pure regalato la parrucca rosa per l'evento. Ci vogliamo sposare con Elvis...lui è il Re quindi  il più costoso di tutti, e per questo gioco ci chiedono 340 dollari. Non possiamo tirarci indietro e accettiamo. Fissiamo la cerimonia per le 23. La tipa fa una telefonata prima di confermarci il tutto e ci dice " I call Elvis"
Torniamo in motel e ci sbattiamo in piscina.
Anche l'acqua è calda, fa caldissimo ovunque, tranne nella nostra camera con l'aria condizionata a palla.
Nella camera di fronte a noi ci sono gli Harleysti svizzeri incontrati al Caddillac Ranch.
Arriva la sera, ci prendiamo qualcosa da mangiare in camera e beviamo due bottiglie di vino.
Ci vestiamo per l'occasione. Ho una parrucca rosa, un miniabito rosa e le scarpe rosa.
Ricky i bermuda, la camicia Hawaiana e gli anfibi dell'Harley.

Bellagio, la Strip


Abbiamo ovviamente gli occhiali di Elvis.
In sella alla nostra Road King percorriamo la strada e le persone ci salutano come se ci conoscessero.
Quando arriviamo alla cappella dei ragazzi di una troupe televisiva vogliono riprendere il nostro matrimonio ma non gli permettono di farlo. Entro e la ragazza già vista mi dice " Wow. Pink!!"

New York, Bellagio, Venetia, Fontana di Trevi
Arriva il nostro Elvis...per niente somigliante e evidentemente agitato/fatto. Con la mano tremante ci fa vedere un foglio con scritti dei titoli di canzoni a computer e due a penna e ci chiede di scegliere la canzone per l' ingresso e quella finale. Scegliamo I can't help folling in love with you e All Shook up...e ci viene troppo da ridere....lo stiamo facendo veramente.
Arriva la donna che ci sposerà con tanto di tunica nera.
Entriamo in questa stanza chicchissima, con le panche di legno, i muri bianchi con fiori finti ovunque e un altare bianco decorato. Terribile, ma era quello che volevamo...una situazione trash.
Elvis piazza il suo stereo anni 80 per terra, mi prende sotto braccio e cantando mi accompagna all'altare.

Bonanza Souvenir, Harley Cafè, Strip
Ricky mi accoglie ed inizia la cerimonia. Non capisco molto ma parla dell'amore, di quanto due persone devono saper condividere tutto nella vita e supportarsi a vicenda...è quasi più emozionante del nostro primo matrimonio in comune. Ci fa scambiare i nostri gioielli, baciare e Elvis ballando e cantando parte con il rock. Balliamo insieme a lui tutta la canzone, ci divertiamo tantissimo ma siamo contenti di non aver fatto il video. Sobri e con il senno di poi ci saremmo vergognati di noi stessi.
Arriva il fotografo e facciamo foto ovunque, con Elvis, noi due, fuori sulla caddillac e sulla Strip.
Siamo contentissimi. Sulla nostra Harley ci dirigiamo alle montagne russe del New york New york ma sono già chiuse.
Torniamo in albergo per metterci più comodi e lasciare giù la moto.
Usciamo e per strada una ragazza mi abbraccia e mi dice " I love you "
La Strip di notte è pazzesca. C'è gente ubriaca ovunque, si fa dentro e fuori dagli hotel e si possono visitare ovunque. Saliamo una scala mobile, una ragazza alza la gonna e fa vedere le mutande a Ricky. C'è un locale, esce della musica dance, ci voglio entrare ma Ricky insiste che secondo lui è una festa privata. Impossibile siamo a Las Vegas, si può andare ovunque e voglio entrare...ed entro veramente.
Ricky mi corre dietro e mi dice che abbiamo fregato il buttafuori distratto da due ragazze...ma io insisto...siamo a Las Vegas...si può fare tutto.
Balliamo e ogni tanto mi sento addosso mani sconosciute.
Ci divertiamo scatenandoci per un oretta buona e quando decidiamo di andare via...ci perdiamo.
Lo cerco ovunque...niente, vado all'ingresso..niente..torno indietro e vedo un ragazzo tutto vestito bene che urla in faccia al mio  marito per la seconda volta.
Quando mi avvicino questo mi guarda sconvolto mi prende il braccio e mi chiede dove sia il mio timbro d'ingresso e capisco benissmo che ci dice "ma chi siete? come avete fatto ad entrare???" e poi... non può credere ai suoi occhi, guarda verso il basso e vede le infradito di Ricky... ripete in continuazione "e con le ciabatte!!!!"
La cosa comica è che Ricky è talmente alticcio che ride, non riesce a dire frasi complete e di senso compiuto.
Gli dico di stare calmo, indico l'omone all'ingresso e dico che lui ci ha fatto entrare. L'omino arrabbiato allore si accanisce con il buttafuori e mentre lo sgrida indicandoci con le mani tra i capelli ce la diamo a gambe levate...siamo o non siamo a Las Vegas???
Vaghiamo come zombie sulla Strip dove esce musica ovunque e ragazzi messicani danno santini di donne poco vestite che Ricky colleziona come souvenir da portare agli amici di Milano.

Venetia, Paris, Bellagio, Caesar Palace
Visitiamo infine il Bellagio con il suo ingresso mastodontico riproduzione di un mondo fatato con enormi farfalle, formiche, vasi da fiore giganti,fiori veri ovunque e giochi d'acqua tra grandi germogli e tulipani in resina , il suo soffitto di vetro di murrina e il negozio di dolci con la cascata di cioccolato.
Siamo stanchissimi e torniamo in albergo per farci una bella dormita.
Ci svegliamo per  pranzo e andiamo a mangiare al nostro amato Applebies.
Andiamo a ritirare le foto del matrimonio e poi Ricky mi lascia da Bonanza, il più grande negozio di souvenir del mondo.
Lui torna in motel a prendere i caschi dopo che un poliziotto ci ha chiesto di indossarli....ma a Las Vegas non è tutto possibile???? va beh
Io nel negozio impazzisco e mi pento di non aver aspettato a comprare i vari regalini.
Torniamo poi in stanza perchè si muore dal caldo e decidiamo di uscire nel tardo pomeriggio, per andare direttamente alle montagne russe.
La partenza è proprio dentro l'hotel, una riproduzione di New York molto ben fatta. Le locomotive sono i taxi gialli. Salendo ci rendiamo conto che già qui alla partenza siamo a due piani di altezza e quando usciamo dall'hotel ed  iniziamo la salita ci pentiamo della nostra decisione. E' sempre più alto, il cuore inizia a battermi fortissimo e quando inizio a vedere tutta la città dall'alto penso che ho fatto troppo la figa. Quello che ricordo subito dopo sono le mie urla che risuonano per tutta Las Vegas. Ad un certo momento quasi mi vergogno di me stessa ma non  posso farne a meno, è tutto un sali, scendi, giro della morte, avvitamenti, mega curve ripassando da dentro l'hotel.
Mi lacrimano gli occhi e Ricky urla e ride allo stesso tempo.
Quando arriviamo alla fine sono sfinita e non ho più voce. Sono state sicuramente le montagne russe più alte che abbia mai fatto...ma ci siamo divertititi come bambini.
Usciamo e ci dirigiamo al Bellagio per vedere lo spettacolo delle fontane danzanti, giochi d'acqua che si muovono a ritmo di My heart will go one, di Celine Dion...e dietro di noi due uomini vestiti come i kiss fanno fotografie con i passanti.
Comincia finalmente a farsi sera e tornare una temperatura accettabile, visitiamo il Ceasar Palace dove compriamo le magliette del film Una notte da leoni, il Mirage, il Paris, l'Harley cafè con una gigantesca moto che esce dal muro dell'ingresso e il Venetiae, dove dentro ci sono veri e propri canali con le gondole che ti portano a spasso sotto un cielo con nuvole che sembrano vere.
Ci facciamo prendere dalle slot e dopo vari tentativi in diversi alberghi la mia suona all'impazzata e vinco 88 dollari...non è tanto ma sono super felice.
Ceniamo al fast food nella riproduzione esatta di Coney Island e guardimo i negozietti assistendo a piccoli spettacoli di magia.
Proviamo ad entrare al Coyote Ugly ma la fila è troppo lunga così andiamo a visitare l'MGM con il Rainforest cafe, che ha animali finti che si muovono come fossero veri e una grande teca con dentro Leoni veri...una vera tristezza.
Rientriamo e facciamo i bagagli. Alla fine Las Vegas non è poi così trasgressiva e siamo stati molto bene.
Ora però ce ne andiamo in California per un po' di meritato riposo.

Las Vegas - Los Angeles ( California )  266 miglia

Lasciamo la città e torniamo sulle strade deserte. Passiamo dalla Death Valley, ma fa troppo caldo e siamo stanchi per andare a visitarla.
Ci fermiamo in un bar per bere qualcosa sulla strada e fuori c'è una gabbia con dei cuccioli di cagnolini meravigliosi. Un cartello indica Free Puppies...sono adorabili...in mezzo al deserto. Li porterei via tutti.
Arriviamo a Los Angeles e ci perdiamo subito. E' tutto enorme, pieno di strade una sopra e una sotto.
Manhattan Beach
Ci fermiamo in un supermercato per prendere una cartina, il cassiere è chiuso dentro a una stanzina con vetrate antiproiettile. Due ragazzi  ubriachi ci ripetono delle cose incomprensibili. Io dico il mio consueto I don't understand nothing...ma a loro non interessa. Usciamo e, nonostante la zona sia veramente delle peggiori, un signore ci chiede se abbiamo bisogno di aiuto.
Gli chiediamo dove possiamo trovare una zona di motel carina, sul mare, fuori dalla città e lui ci consiglia e indica Manatthan Beach.
Raggiungiamo quella zona e sembra molto carina, residenziale. E' sabato ed in giro ci sono solo ragazzi e ragazze, giovani, muscolosi e bellissimi....non ho mai visto così tante belle persone intorno...siamo basiti.
Facciamo fatica a trovare una stanza, tutto è al completo ma troviamo una suite a poco prezzo da un ragazzo indiano.
Andiamo in spiaggia....e siamo ufficialmente nel telefilm Baywatch.
Venice Beach
Il pontile lungo sull'oceano, una spiaggia enorme, un mega torneo di beach volley, musica e feste in ogni casa con giovani bellisssimi che ballano ovunque, mamme che fanno jogging con il passeggino, le auto dei bagnini gialle e le mitiche torrette.
Ci sdraiamo al sole e proviamo a fare il bagno...gelida.
Verso sera inizia a fare un po' freddino e dopo un aperitivo sulla spiaggia torniamo in stanza...non senza prendermi un Nesquick alla fragola...ormai ne sono divenata dipendente!!!
La sera scende una strana nebbia e fa così freddo che non abbiamo abbastanza vestiti per coprirci.
Andiamo al cinese di fronte e prendiamo cibo take away.
Passiamo la serata nella nostra suite guardando True Blood.
La mattina ci svegliamo con calma, fa ancora freddo e ciò ci disorienta...ma non fa sempre caldo qui???
Andiamo verso il centro città per visitare Venice Beach.
Anche qui c'è la gente più assurda del pianeta, negozi di vestiti coloratissimi e uno studio tattoo dietro l'altro. Ci sono le palestre sulla spiaggia e un tipo vende cuccioli di San Bernardo tirandoseli dietro su un carrellino.
Ci sono negozi che vendono Marjuana e artisti di strada muscolosissimi che saltano via con salti mortali file di persone. Insomma di tutto. Fa freddo e la sensazione di sporco mi disturba un po'.

Disneyland
Andiamo verso Hollywood e fa caldo.Ci fermiamo a mangiare in un locale messicano in una zona dove secondo me non sono mai entrati due italiani.
Passiamo dal negozio di Kat Von D e ci faccio solo una foto di fronte...mi vergogno ad entrare e ce ne andiamo...me ne pento subito ma tornare indietro è troppo stressante in questa città.
Vediamo la famosa scritta sulla collina e negozi di souvenir, ma non troviamo la zona molto interessante. Passiamo da Beverly Hills ma poi torniamo da noi, dove ci rilassiamo passeggiando sul lungomare e invidiamo chi vive in queste case meravigliose sulla spiaggia.
La sera andiamo a prenderci una megapizza di quelle che si vedono nei film, da mangiarci in camera guardando True Blood e al ritorno ci scaldiamo con il calore che esce dal cartone. Qui fa freddo!!!!
La mattina dopo si va a Disneyland!!!!
Troppo divertente, faccio la foto con Pippo e vado sulle montagne russe spaziali, al buio e con stelle ovunque, visitiamo la città di Topolino e vedo Woody alla parata sulla strada principale.
Sono felice come una bambina.
Il giorno dopo dobbiamo fare la cosa che più ci rattrista del viaggio...riconsegnare la moto.
Eagle Rider qui è pazzesco, enorme con un sacco di moto, accessori e gadget.
Forse la cosa ideale sarebbe fare il giro al contrario per prendere la moto qui che sono più attrezzati e andare verso New York anche perchè il fuso si fa più vicino al nostro.

Hollywood, l'addio alla moto
Più ci siamo avvicinati a Los Angeles, infatti, più il fuso è aumentato e ora non capiamo più niente!!!!
E' pieno di italiani pronti per iniziare il loro viaggio. Due ragazzi in viaggio di nozze riconsegnano la moto che hanno noleggiato per due giorni per ripartire con una Mustang. Parliamo e non possono credere che abbiamo fatto più di ottomila kilometri con una moto. Loro non se la sono sentita e si sono tolti lo sfizio solo per due giorni.
Seduta per terra aspettando il tipo che ci porterà via la nostra Road King inizio a piangere...non la rivedremo mai più. Mi sento stupida ma non posso farne a meno.
Ci regalano una spilletta e ci mettono su un taxi.
Non ci rivolgiamo la parola...l'abbiamo lasciata.
Passiamo il pomeriggio in spiaggia rilassandoci e ricordando i bei momenti in sella alla nostra Harley.
Ci sembra già così lontana.
La sera ceniamo in un ristorante wok vicino al motel...fa troppo freddo per andare più lontano e alle quattro del mattino un taxi ci porta all'areoporto di Los Angeles.

Manhattan Beach
Nonostante la stanchezza le lacrime scendono senza tregua.
Allo scalo  a New York passiamo  ore in mezzo ad altri viaggiatori. Una famiglia ha portato la figlia a New York un week end solo per fare compere. Racconta di come si sono trovati male e di quanto hanno speso in taxi per paura di prendere la metropolitana, dei negozi che hanno visitato...e quando ci chiedono che giro abbiamo fatto ci prendono per pazzi, ma ancora di più quando dico di non essere entrata in un negozio a New York...siamo ancora vestiti da Harleysti...siamo in lutto, chiunque ci darebbe i nervi.
Il viaggio di ritorno è lungo e interminabile e quando arriviamo in aereoporto siamo sfiniti e vogliamo solo vedere i  gatti.
Nel nostro letto, con i gattoni, facciamo la nostra prima notte in bianco da jet lag...e ricordiamo le avventure passate.
Abbiamo fatto un viaggio enorme, in un altro continente e l'abbiamo fatto da soli, noi due, come sempre. Siamo fieri di noi e lo consigliamo vivamente a dei veri motociclisti...assolutamente con un Harley!!!

Sara e Ricky

Altre foto su  http://www.flickr.com/photos/sarabress/sets/72157626076259634/