domenica 4 giugno 2006

Perù - Viaggio di Nozze, NON in moto







Fin da piccola ho sognato che il mio viaggio di nozze sarebbe stato in Australia. Ricky però mi propose il Perù, e la cosa mi entusiasmò subito. Scovai la Earth Viaggi, che ti mandava un agente direttamente a casa con il quale organizzare il viaggio perfetto.
Eravamo partiti con l'idea di un paio di settimane di tour più una settimana sdraiati a far niente in qualche spiaggia in Venezuela, ma quando la ragazza ci mostrò un viaggio di un mese per tutto il Perù del sud, Amazzonia compresa, con jeep, autista e guide sul posto, percorrendo per lo più piste fuori strada, non resistemmo alla tentazione e abbandonammo, anche per la luna di miele, l'idea di un pochino di relax per buttarci in questa nuova avventura.

5 Giugno 2006 Bonaire, mar dei Caraibi

Ora locale 14.00. Gli sposi sono stanchi, ancora questo scalo, poi altre 4 ore di volo e saremo a Lima.
Sfruttiamo la situazione per godere di tutti i comfort che la KLM ci offre e ci sentiamo tanto coccolati.
Mangiamo qualsiasi cosa ci venga offerta. Prima dei pasti ci danno una salvietta umida, calda, che per un attimo non mi fa sentire il gelo che da nove ore ha colto i miei piedi.

Marito e Moglie
Il primo scalo è stato ad Amsetrdam e ci è venuto subito in mente, guardando le case galleggianti dall'oblò del nostro aereo, che, l'ultima volta che abbiamo visto questi paesaggi olandesi, Ricky mi ha chiesto di sposarlo. Oggi ci abbiamo rimesso piede da sposati.
I nostri mega zaini incelofanati sono chissà dove e, l'ansia di non rivederli mai più ci assale.
Stiamo per atterrare ai Caraibi...sole, mare, ciabatte e costume da bagno....tutte cose che nei nostri zaini lasciano il posto a giacche a vento in gore- tex e cappelli di lana.
I miei boccoli da regina si stanno trasformando in dread. E' ora di farsi una doccia e di tornare Gigi...ma con unghie da sposa.
All'aereoporto di Lima un signore tiene in mano un cartello con scritto Signori Baldo.

6 giugno 2006 Lima - Huancayo  3260 metri.

Gli occhi mi si aprono alle sette. Siamo a Lima in una stanza bellissima dell'hotel Libertador.
Non ci sembra vero, facciamo una mega colazione, mangiamo tutto, anche le uova e il bacon. Stiamo tanto bene.
Alle 8.00 arriva la nostra guida, Pablo, un signore dall'aria simpatica che mi trasmette subito sicurezza, e ci mostra la nostra bellissima jeep, che ci accompagnerà per molti molti chilometri.

On The Road con Pablo

Lima
Sulla città aleggia una fitta nebbia che non consente di vedere il cielo.
C'è una gran confusione, traffico, e si passa da zone residenziali e lussuose, a zone con case fatiscenti che sorgono sopra montagne rocciose che circondano la città.
Superata la nebbia iniziamo a risalire le Ande, e così, da un momento all'altro, i paesaggi diventano meravigliosi, immensi ed il cielo il più grande che abbia mai visto.
Ricky e Pablo chiacchierano ormai come grandi amici...in spagnolo, ed io, segregata sul sedile posteriore mi godo le montagne più belle che abbia mai visto. In un punto ce ne sono tre, ed ognuna ha un colore diverso dall'altra,rossa, marrone e gialla.
Mi scappa la pipì, comunico l'esigenza e il nostro Pablo accosta indicandomi un dirupo.
Mi dice che da oggi mi dovrò abituare perchè i posti che vederemo saranno piuttosto spartani.
Mentre scendo cercando un posto appartato mi

urla di fare con calma che non sono abituata all'altura. Inconsapevole torno su correndo e non riesco a respirare, mi manca l'aria. La nostra guida sorride dolcemente, un sorriso che indica, te l'avevo detto.
In giornata arriviamo a 4843 metri e scendiamo per fare le foto, con le nostre belle giacche a vento. Fa freddo ma è stupendo. Un silenzio fiabesco ci avvolge. Siamo ancora on the road, siamo sulle Ande.
Ci fermiamo a pranzo vicino ad un lago e ci cucinano una serie di animali non ben definiti in un buco ricavato per terra, tra le rocce calde. Non volendo sapere cosa abbiamo mangiato troviamo tutto buonissimo.

On The Road 

On The Road 
Arriviamo a Huancayo in serata, all' Hotel Turismo.
La cittadina è carina e anche la stanza, semplice ma molto accogliente.
Pablo ci fa portare il Mate de coca, per farci passare questa sensazione di disagio che ci provoca l'altitudine.
La sera con lui ceniamo in un posto veramente alla buona, con un piatto diverso dall'altro e tovaglie di carta, che io adoro subito. Mangiamo una specie di zuppa di latte con pasta e patate, un ottimo pollo e beviamo Birra Cuzquena e Crystal.
Fuori c'è un sacco di gente, la confusione è inspiegabile.
Huancayo
 Pablo ci dice che con lui siamo al sicuro e che non ci può succedere nulla, ma, nonostante tutti ci abbiano avvertito dei pericoli di questa terra, a noi sembra un posto veramente poco pericoloso.

7 giugno 2006  Huancayo - Hancavelica 3690 m

La sveglia suona alle cinque, ma siamo così eccitati che ci alziamo subito. La colazione è misera. Oggi prendiamo un treno che ci porterà attraverso le Ande a Huancavelica.
Pablo ci porta in stazione, un luogo ancora antico, con panche di legno e vecchi orologi.



Treno - Huancavelica

Treno - Huancavelica
Aspetta che ci siamo seduti ai nostri posti, ci da le ultime raccomandazioni e rimaniamo per la prima volta soli in Perù.
Il trenino è adorabile e passiamo per montagne meravigliose. Iniziano le foto serie, ma non è facile. Il treno oscilla, rimbalza e frena bruscamente. Ci divertiamo tantissimo. Ci portano un thè, in tazze di porcellana e berlo è praticamente impossibile.
La cosa ci fa molto ridere. Certo sei ore su un treno del genere non sono sempre spassose. Schiaccio un pisolino in un tratto poco suggestivo. Il bagno è verde con le piastrelline bianche e nere, ma è fetido e maleodorante, però è un ottimo punto per foto e riprese.
La vecchina tipica del posto ci vende pane bianco e biscotti. Tutto ci sembra così buono.
Arriviamo a Huancavelica nel  pomeriggio. Mentre scendiamo le scale della stazione ci si apre uno scenario spettacolare. Cielo azzurro, montagne enormi e in mezzo la cittadina. E' dolcissima, mi sento tranquilla, quasi i monti vogliano proteggerci. Un Lama si avvicina con fare minaccioso, lo fotografo, fa caldo, cerchiamo l'hotel. Adorabile, nella piazza principale. Pablo non è ancora arrivato, passeggiamo, andiamo a mangiare, un hamburger che ci sembra il più buono del mondo e andiamo a berci il mate de coca.
Pablo è in ritardo, lo aspettiamo sui gradoni della cattedrale e fa caldissimo.
E' un momento rilassante e siamo felici.

Treno - Huancavelica
Qui la gente ci guarda, ma il paese non è così caotico. In giro sono sempre tantissimi, ma non fanno un gran che, si godono il sole come noi.
La stanza è più bella, più calda e con una doccia migliore di quella di ieri.
A volte ripenso a sabato. Non metterò mai più il mio abito da sposa. Ho avuto il mio matrimonio.

8 - 9 giugno Ayacucho 2740 m


Anche oggi sveglia alle sei.
I paesaggi sono mastondontici, meravigliosi, i laghi sembrano appoggiati su promontori. Pablo ci spiega la differenza tra Alpaca, più grossi e con la lana migliore, Lama, più magri e Vigogne, quelle con la lana più pregiata.
Li vediamo tutti e li amo.
Passiamo tra piccoli villaggi di pastori, con vestiti sempre molto colorati, ma sporchi e trasandati, circondati solo da mucche, maiali e alpaca.


Pippo e Ayacucho

Ayacucho
La povertà che ci si sbatte contro ogni giorno è impressionante. Non sembra vero che in mezzo a tutto quello che la natura offre a questa terra ci siano case di fango con tetti di paglia e bambini che ci sbarrano la strada con pietre in cambio di qualche sol per farci proseguire.
Ad Ayacucho ci troviamo subito bene. Se pur mi manca l'aria solo a salire le scale per raggiungere la nostra stanza, la temperatura è buona, la cittadina pulita e adorabile.
Sembra quasi una città universitaria, piena di ragazzi, che però, guidano taxi, gestiscono bar e ci guardano come fossimo rockstar.
L'albergo è caratteristico e abbiamo un terrazzo in mezzo alle Ande dove prendiamo un pò di sole.
La nostra guida del posto, Pippo, ci racconta molte cose e ci fa visitare posti molto interessanti.
Ci porta a visitare le rovine di Wari e l'Obelisco Bianco nella Plaza de Armas.
Il monumento è alto 40 metri e sopra sono raffigurate le scene che commemorano la battaglia di Ayacucho, combattuata qui nel 1824.
Ci fermiamo sulla strada, dove visitiamo dei negozi di artigianato. Vediamo come fanno a costruire delle adorabili casette in terracotta con gli abitanti che suonano i tipici strumenti peruviani e non resisto alla tentazione di comprarne una, che Pippo mi porterà a Lima prima di partire.
Vediamo anche le chiesette di terracotta che i peruviani tengono sui tetti delle case come portafortuna.

Ayacucho
Pippo è simpaticissimo ha 30 anni e la sera ci porta in un ristorante molto carino. Lui e Ricky si trovano subito e  passiamo una serata, anche insieme a Pablo, veramente divertente.
Ci porta al mercato. Le tipiche vecchine con il cappello a bombetta in testa non si lasciano fotografare così facilmente, però cercano di venderci pane, chirimoia, spezie, vestititi e...... che sofferenza, porcellini d'india.
Ne vedo una quantità, vivi, schiacciati in una gabbia.
Il giorno dopo con Pablo compriamo frutta e partiamo per il tratto di strada più allucinante del tour

10 giugno Ayacucho - Andahuaylas  2850 m



On the road



On the road

Nonostante la sveglia non suoni mai più tardi delle sei non riesco a smettere di guardare e amare i paesaggi meravigliosi  che si alternano davanti ai nostri occhi, di tutti i colori, ma, a parte una breve pausa vicino ad un fiume dove mi sdraio e mangio un pochino di frutta, sto malissimo tutto il viaggio. Sono nel primo di quei giorni e mi aspetta una intera giornata su e giù per le Ande, 252 km di sterrato. Lungo la strada sono costretta a cambiarmi dietro a delle rocce con curiosi Lama che mi fissano interrogativi.
Ci fermiamo a fare una foto con un morbidissimo cucciolo di Aplaca ed il suo pastore, poi arriva un pulman pieno di persone e cacciano il povero animale nel bagagliaio.
Pranziamo in un ristorante arrangiato sul ciglio della strada. Ci laviamo le mani in un catino pieno d'acqua, ci sediamo su vecchie sedie, ma mangiamo una ottima trota presa dall'allevamento lì vicino.
La ragazza che ci serve è più giovane di me e ha due bambini piccoli. Le chiedo dove vanno a scuola e mi indica una enorme montagna dietro di noi. Pablo ci spiega che qui i bambini a scuola ci vanno a piedi da soli e che percorrono molti chilometri per raggiungerle. Rimango basita.

On the road
Hanno anche dei cuccioli di cane e mi fermo a giocare con loro ed i bambini.
Arriviamo alle 20, già con il buio. La città è fatiscente, ed il nostro "modesto Hotel" non ha niente di speciale...ma sono così stanca e dolorante che, quando vedo un bagno pulito con acqua calda ed un morbido letto mi sento la sposa più felice del mondo.
Ricky esce a cena da solo con Pablo ed io mi addormento all'istante. La mattina al risveglio mi affaccio alla finestra e vedo un cerbiatto dall'altra parte della strada che mi fissa, e lo prendo come segno di fortuna.

11,12, giugno Cusco 3.200 m

Cusco è una delle città più belle che abbia mai visto. Viene chiamato l'ombelico del mondo, e sembra proprio così, circondata da montagne e un cielo azzurro con nuvole enormi.
Alloggiamo all'Hotel Casa Andina, che adoro.
E' caratteristico, dalla sala della colazione si vedono le Ande e la nostra camera ha i muri di roccia.
Chiediamo a Pablo di poter organizzare il resto del viaggio in modo da non farci perdere le partite dell'Italia.
Ci sono i mondiali. Così ci guardiamo Italia - Gana sotto le calde coperte....in Perù. Non mi sembra vero.

Cusco

Cusco
La visita della città e dei dintorni la facciamo con Imena, una ragazza molto dolce, che non parla bene Italiano, ma preparata.
Visitiamo fortezze Inca, Palazzi Coloniali, Cattedrali Barocche.
Andiamo alle rovina inca più famose, la Coricancha, dove poggia la chiesa coloniale di Santo Domingo.
Un tempo le mura di questo edificio  erano ricoperte d'oro, ma all'arrivo dei conquistadores fu fatta razzia di tutto.
Entriamo, passiamo attraverso porte fatte solo con le tipiche strutture in pietra, visitiamo il cortile e tocchiamo le mura. Le rocce sono talmente incastrate bene tra di loro che sembra impossibile siano solo state messe una sull'altra.
Sembra tutto magico.
Stiamo in giro da soli.
Ci mettiamo sui gradoni della cattedrale in Plaza de Armas ed osserviamo la fontana verde, l'omino con la macchina fotografica di una volta, quella con il telo nero, che fa le foto ai turisti, il ciabattino e i carrettini dei ferramenta.
Gruppi di bambine  provano il ballo per l' Inti Raimi che si terrà a breve. Una cerimonia religiosa incaica in onore del dio sole Inti, che si tiene ogni anno il 24 di giugno.
Le persone sono sempre disponibili e sorridenti, nonostante le condizioni di vita qui siano veramente difficili.
Non pensavamo che  avremmo mai potuto vedere un luogo di così tanta bellezza, ci si è aperto un insieme di culture che hanno creato architetture diverse una dall'altra.

Cusco - Coricancha
Le nostre teste sono colme di parole e racconti magici.
Ogni balcone è in legno intarsiato, colorato e,sotto, i muri hanno la tipica struttura inca, a grandi pietre poste una sull'altra senza cemento, ad incastro.
Abbiamo del tempo libero per noi, dopo i primi giorni Pablo capisce che siamo abbastanza svegli e ci lascia spesso fare quello che vogliamo. E' una persona meravigliosa.
Ceniamo in un ristorante tipico, con musica e balli del posto, mangiamo benissimo, a lume di candela, spendiamo una cifra pari a 25 euro  in due!!!
Siamo felici e ci sentiamo veramente al centro del mondo.
Ormai ci muoviamo liberamente in città, pranziamo in ristoranti che a Milano non avremmo mai neanche guardato da quanto sono brutti e spartani, ma mangiamo benissimo ed il clima è sempre gioviale.

Cusco

Cusco
Andiamo negli internet point per mandare qualche mail agli amici, entriamo nei negozi e compriamo maglioni, ci fermiamo nei bar a bere il mate....ci sentiamo a casa
Pablo ci consiglia di andare una sera a vedere uno spettacolo di balli tipici a teatro, così prendiamo il tram e raggiungiamo il posto senza problemi, compriamo i biglietti ed assistiamo allo spettacolo più noioso della nostra vita. E' talmente noioso che ci fa ridere con le lacrime agli occhi. Mi dispiace tanto se in questo modo offendo la cultura peruviana, ma è stato troppo anche per noi.
Peggio di tutte le musiche che il nostro Pablo ci fa ascoltare durante i nostri interminabili viaggi....con la differenza che ogni tanto ha pena di noi e ci mette Ligabue.
Insomma dopo questa bellissima esperienza possiamo dire di aver goduto pienamente della città.

13 Giugno Cusco - Agua Calientes 2040 m

Stamattina abbiamo lasciato Cusco per dirigerci verso la meta che più aspettiamo, il Machu Picchu.

Pisaq

Pisaq
Pablo ci porta a Pisaq, al mercatino, per comprare regalini e souvenir. Trovo un ciondolo d'argento con dentro la foglia di coca e lo prendo anche per le mie amiche, compro perline di legno di tutti i colori, orecchini, una splendida coperta, calamite, tutto a poco prezzo.
Andiamo a Ollantaytambo, visitiamo altre rovine Inca arrampicandoci su alti gradoni ed osserviamo la cittadina e la natura sotto di noi. Donne e bambini vestiti con abiti tipici, con in testa uccelli tropicali e lama al guinzaglio si prestano per fare foto in cambio di qualche sol.
Ci spostiamo per andare alla stazione dove Imena ci aspetta per prendere il treno che ci porterà ad Aguas Calientes, la cittadina ai piedi del Machu Picchu.
E' molto carina, con negozi che vendono tappeti, coperte di tutti i colori e ristoranti tipici, alcuni proprio sul ciglio della ferrovia con le sedie piazzate a pochi metri dai vagoni dei treni fermi.
L'albergo è bellissimo e Imena ci porta alle terme.
Sotto le montagne vasche di acqua calda termale. Mai mi sarei aspettata di camminare in costume sotto una delle montagne più famose del mondo.
In realtà questo è fino ad ora il posto meno freddo e dove respiriamo meglio, visitato finora.
Beviamo una bella birra e poi andiamo a cena in un ristorante davanti all'albergo.

Agua calientes . Terme
Mangio una buonissima zuppa di pomodori..... che poche ore dopo mi si ripropone in  stanza. Mi sento malissimo, mi escono dalla bocca odori che dovrebbero uscire da una parte più bassa del mio corpo e la cosa è talmente forte che che non riusciamo a smettere di ridere.....
Fortunatamente in ogni albergo non me ne vado senza aver prelevato almeno una decina di buste di mate di coca. Me ne faccio subito uno e mi sembra di star meglio. Dormo male e preoccupata per la gita dell'indomani, ma quando la sveglia suona...alle 5....sono in perfetta forma.

14 Giugno, Macchu Picchu

Raggiungere la montagna è facilissimo, si prende un pulmino moderno ed ordinato, si arriva nel punto dove la strada finisce, si fanno delle scale e poi eccolo lì, il Macchu Picchu, davanti ai nostri occhi. Le lacrime mi scendono e il cuore mi batte forte. Siamo pochissimi, il sole non è ancora sbucato e dietro di noi, intorno ad uno degli altari sacrificali di un tempo, quattro lama ci guardano tranquilli.

Machu picchu 

Machu picchu 
Le nuvole ancora non ci permettono di vedere la tutto alla perfezione, ma quando il sole si fa strada illumina una vera e propria città antica perfettamente conservata.
Non possiamo credere di essere lì.
Camminiamo tra le vecchie vie, attraverso le porte ed entriamo in quelle che una volta erano stanze. Un pezzo di storia sotto i nostri piedi.
Di fronte sorge alto il Huayna Picchu.
Si era discusso parecchio i giorni precedenti se salire su quest'altra montagna, pare, particolarmente faticosa, e Imena non era per niente d'accordo, però noi ci tenevamo tanto, così la poverina decide di accontentarci.
Prima di salire ti fanno firmare un libro, che rifirmeremo poi al ritorno così da sapere se siamo rientrati.
Subito l'aria rarefatta si fa sentire e le salite veramente impervie sono durissime. Ci manca il fiato. Guardare in basso è sconsigliabile, l'altezza è impressionante. In alcuni punti ci dobbiamo attaccare a delle corde e, di fianco a noi, lo strapiombo. L'ultimo pezzo ha dei gradini che salgono praticamente verticali, saliamo a quattro zampe. Ricky ha un attacco di panico ed è costretto a fermarsi. La scala è veramente minuscola e paurosa. Imena penso ci odi, è tutta rossa e sudata. Alla fine con un ultimo sforzo arriviamo in cima....e dalla stanchezza non capiamo bene che di fronte a noi si è aperto una spettacolo meraviglioso, Macchu Picchu dall'alto, in tutta la sua bellezza e precisione.
C'è ancora un altro piccolo pezzo da affrontare, Ricky non se la sente, decide di aspettarci lì ed io me ne vado con Imena, ignara che sto per commettere l'errore più grande di tutto il viaggio.

Machu picchu 
Entriamo in una caverna, scendiamo delle scale di legno e sbuchiamo su un masso a picco nel vuoto. Il punto è magnifico, si vede tutta la foresta sotto di noi e le montagne. In lontananza vedo Ricky che mi fa segno "vado giù", gli urlo di aspettarmi ma lui insiste con il dito verso il basso. Torniamo indietro e lui se ne è già andato.
Imena mi chiede se sono sicura che lui sia già sceso ed io ne sono certa, così mi chiede se per il ritorno vogliamo fare un altra strada, per vedere il tempio della Luna.
Acconsento, pur sapendo che avrò serie difficoltà di comunicazione, dato che una non comprende la lingua dell'altra.
Dopo trenta minuti capisco di aver fatto la scelta sbagliata. La discesa è ripida, faticosa, scivolosa, in mezzo alla foresta. Intorno il silenzio. Lei comincia a titubare  e a guardare il telefono in continuazione. Le chiedo se è sicura, a gesti, e lei dice si con la testa ma capisco che mente. Con quel poco di italiano che sa mi chiede se vogliamo tornare indietro.io la guardo sbigottita....è  passata un ora....le dico che se è sicura della strada preferirei andare avanti. Si lamenta che le fanno male le ginocchia ed io penso a Ricky che mi starà aspettando preoccupato. Ovviamente ha lui l'acqua ed io il suo maglione.....
Come per miracolo alla fine arriviamo a questo benedetto tempio, dove un tedesco e sua moglie stanno cambiando il pannolino al loro bimbo per terra tutti felici.
Imena mi dice di lasciare un sasso ed esprimere un desiderio. Al momento avrei chiesto solo di tornare in fretta dal mio Ricky, ma sfrutto la situazione magica che mai mi si riproporrà per un desiderio più profondo.
Il tratto dal tempio all'arrivo è più breve e meno impegnativo, ma quando arriviamo di mio marito non c'è traccia. Il libro del ritorno non l'ha firmato. Aspetto paziente sentendomi malissimo. Dopo mezz'ora Imena, il cui odio nei miei confronti è alle stelle ormai, mi guarda come dirmi, "te l'avevo detto di assicurarti che fosse sceso". Arrivano degli italiani e li fermo per chiedere se l'avessero visto, e mi dicono che era da un ora buona su che mi aspettava. Inizio a correre ignara del fatto che avrei dovuto riaffrontare la montagna e dopo pochi metri lo vedo arrivare.....insieme ad una serie di insulti che avranno risvegliato i poveri Inca.
Mi dice che il suo "ti aspetto giù" significava giù dalle scale malefiche, che voleva affrontare da solo, e che mai si sarebbe aspettato che avrei fatto un altra strada.
Alla fine, più spaventati che altro ci abbracciamo e torniamo dalla nostra guida con gli occhi iniettati di odio perchè già convinta di aver perso un turista ed il lavoro.
La poverina prova poi a raccontarci altre storie di magici Inca e di cosa servisse una stanza piuttosto che una porta, ma noi già pieni di emozioni, informazioni e storie  avevamo deciso che del Macchu Picchu avevamo preso tutto, ma proprio tutto.
Sconsolata e con una gran voglia di mandarci a quel paese ci riporta alla stazione, con una pausa acqua al bar del parcheggio del pullman, assaltato dai reduci del Huayna ...il bar più ricco del Perù, dato il costo dell'acqua e la posizione strategica.
In paese, come promesso, vado al negozio della moglie di Pablo, e compro un poncho e una maglietta " La Hoca de Coca no es Droga" e ci fermiamo in un bar ad aspettare il nostro fidato autista.

Machu picchu ...ed il momento esatto in cui perdo mio marito
 Imena è strana, continua a lamentarsi del dolore alle ginocchia, tratta male il cameriere che le porta un panino sbagliato e l'aria è tesa.
Ricky ne approfitta per guardarsi una partita ed io esco per telefonare da una cabina alla mia Amica. Mi sembra così strano sentire la sua voce in mezzo a tutta quella confusione e a quegli odori.
Infine il nostro amico ci raggiunge ed io ancora non riesco a perdonarmi di aver abbandonato mio marito con gli attacchi di panico.
Ci trasferiamo ad Urubamba, il paese di uno dei pezzi grossi della Earth in Perù...mi sembra di aver capito.
Ci ospiterà lui per la notte. Pablo ci dice che lo fa solo per i clienti speciali....e chi più speciale di due italiani in luna di miele?
La cittadina è polverosa e vuota, ed in mezzo a quel vuoto, tra mura di fango sorge la bellissima villa di Quique. Stupenda, abbiamo una stanza tutta per noi con bagno con vasca idromassaggio.
Lui è adorabile, gentile, colto e così tutta la sua famiglia. Ci offre vino e olive e a cena le sue figlie, che sanno perfettamente l'italiano, sono istruite e gentili, la moglie bella e un ottima cuoca.
Non so se è ormai la poca abitudine all'ordine e alla perfezione, se è lo stare con persone così intelligenti e piene di iniziativa, ma mi prende una cosa strana allo stomaco.
E' tutto così buono, ma  a me viene solo da vomitare, e mi imbarazza rifiutare davanti a tante gentilezza....ma dopo un pò non posso farne a meno.
Devo correre in bagno...e ci resto per tutta la sera.
Quando mi riprendo mi presento praticamente in pigiama  e mi fanno un mate caldo.
Ovviamente lui e Ricky sono diventati grandi amici ( adoro che lui riesca a trovarsi con tutti e piacere a tutti, adattandosi ad ogni situazione ) e ci fa una proposta. Dice che il posto dove dobbiamo andare l'indomani è veramente ma veramente brutto, di aspettarci il peggio, e che se vogliamo possiamo dormire da lui un altra notte e svegliarci però tipo alle tre del mattino per raggiungere la tappa successiva.
Noi però, che siamo più furbi degli altri, decidiamo di affrontare tutte le difficoltà che il viaggio ci metterà davanti e scegliamo, ancora una volta, l'avventura ed il posto orrendo.
Non sarà poi peggio che dormire a Madrid in casa di una sconosciuto, con le sue mutande sporche ai nostri piedi.
E ci sbagliamo.

15 giugno  Urubamba - Paucartambo

Ci svegliamo alle 9.00 riposati. Io sto molto meglio. La tavola di vetro nella sala da pranzo è piena di leccornie. Facciamo colazione, ci mostrano le loro moto e poi ripartiamo con il nostro fidato Pablo.
Il viaggio è discreto ed i paesaggi sono sempre meravigliosi.
Arriviamo nel pomeriggio in questa cittadina semi abbandonata,polverosa, con una bella fontana nella piazza, con sculture di bronzo, ma lasciata andare e senza acqua, con gente seduta sulle gradinate svogliata.
Capiamo subito che è forse il posto più povero e indietro che vedremo, ma  vale la pena conoscere anche questa realtà...e noi lo facciamo in pieno.
Tutti gli hotel sono pieni per un matrimonio e l'unica stanza che trova Pablo si vergogna a farcela vedere.
E' una sorta di cantina, con i muri scrostati, letti imbarazzanti con lenzuola gialle, un bagno in comune ( in comune con chi che sembra una città fantasma???? ) ed una porta in legno rotta e aperta in alto.


Paucartambo
Ci toccherà dormire vestiti. L'odore è terribile, ma accettiamo consapevoli di essere stati avvisati. Tanto l'indomani la sveglia è alle quattro. Ce la possiamo fare.
Andiamo a fare una passeggiata nel centro, dove non esistono strade asfaltate e ceniamo in una specie di supermercato con quattro tavoli di legno e stoviglie per niente invitanti. Ma, come sempre, poter mangiare seduti al caldo dopo giornate così intense, ci sembra il momento più bello e la cena più buona mai assaggiata.
La passeggiata dopo cena è breve dato che l'illuminazione in giro è data solo da fievoli lampadine, così ci fermiamo in un bar a bere un buon mate, così da prolungare il momento del rientro nell'orrida camera.
La cosa che ci tira su di morale è che l'Italia continua a vincere.
Pablo è preoccupato ed imbarazzato per la situazione, ma noi siamo tranquillissimi e forse è lui che pensa, ma chi mi ha dato questi due, dato che l'indomani ci aspetteranno due giorni nella foresta amazzonica, dove lui non voleva assolutamente andare.
Arrivati alla specie di posto dove alloggiamo Pablo si incaponisce e vuole mettere assolutamente al sicuro la jeep nel cortile. E' molto responsabile, e  tratta i mezzi del mestiere come suoi.
Innanzitutto bisogna aprire il portone blu di legno massiccio, chiuso forse dal tempo degli Inca.
La proprietaria, scocciata, deve andare fino in piazza alla ricerca delle chiavi. Una volta aperto, l'ingresso è strettissimo ed i muri sono storti. Pablo deve fare talmente tante manovre, da attirare la curiosità di persone e bambini che si materializzano magicamente.
Un ubriaco  continua a dire di entrare dritti, Ricky  da le direttive in spagnolo, la situazione diventa comica, ed io mi diverto perchè almeno perdiamo tempo.
Alla fine l'auto però entra, ed anche le chiacchiere del mio uomo con il peruviano che non si regge in piedi a causa dell'alcool, ma che lo abbraccia come fossero vecchi amici, finiscono.
Intorno è buio pesto e per andare in bagno mi devo munire di pila....e forse è meglio così per non vedere il livello di pulizia delle ceramiche!!!
Fortunatamente al mercatino abbiamo comprato una coperta di lana, che stendiamo sul letto, e ci mettiamo a giocare a carte. Poco dopo ci accorgiamo di essere fissati. Tre bambini, sporchi, mocciolosi e a piedi nudi tentennano davanti all'uscio.
Ricky li invita ad entrare e gli fa il gioco delle tre carte. Loro ridono a crepapelle....e riescono quasi sempre a trovare la carta giusta.E' un momento adorabile. Siamo in un posto abbandonato da tutti, senza serrature, potrebbero rapinarci, farci qualunque cosa, invece ci ritroviamo a ridere con tre bambini in pigiama  ad una temperatura non oltre i cinque gradi.
Quando arriva il momento di dormire, ci mettiamo giubbotto, poncho, sciarpa,cappello e guanti, ci abbracciamo stretti e ci addormentiamo, aspettando la sveglia alle tre e mezza.
Alle due e cinque sono già sul comodo sedile posteriore della nostra amata Toyota.

16 giugno Paucartambo - Tres Cruces, 4.100 m - 

Tutto questo patire lo abbiamo affrontato per raggiungere un luogo che si chiama Tres Cruces, una montagna al di sopra della foresta, dove per uno strano effetto ottico si può vedere sorgere il sole sotto i propri piedi.


Tres Cruces
Pablo è la prima volta che ci va, è buio e la strada è terribile, piena di buche e sassi. Passiamo sopra ponti molto incerti. Capita anche di doverci fermare e procurarci assi di legno da mettere sopra buche piene d'acqua, per rendere il passaggio più sicuro. Io non ho per niente paura, guardo il cielo stellato, ho chiesto a Pablo di mettermi Ligabue, è mi sembra così speciale poterlo ascoltare, anche se ormai la passione per lui mi è passata da anni.
Alla fine ci perdiamo. Ci fermiamo in una piazza di un paesino sbucato dal nulla e Pablo adotta la tecnica tipica peruviana già usata nel viaggio. Suona il clacson fino a che qualcuno non si presenta in aiuto. Un omino assonnato si offre di aiutarci e sale dietro con me. Odora di speck affumicato
Una volta indirizzati sulla giusta strada il nostro nuovo amico ci saluta e da lì a poco ci ritroviamo su una montagna nel Parco Nazionale del Manu. Sotto di noi, la foresta Amazzonica.
Siamo però arrivati troppo presto, è ancora buio e cerchiamo di dormire ancora un pò.
Alle cinque Pablo ci chiama, ha, per la prima volta, in mano una macchina fotografica e ci dice di correre.
E' come essere in aereo. Sotto di noi ci sono enormi nubi che sembrano zucchero filato. Inizia a formarsi una riga orizzontale rossa, che piano piano si apre come a formare un cratere.
Il colore, dentro al buco che si è formato tra le nuvole, si affievolisce ed inizia a vedersi una luce. Da un lato le nuvole diventano rosse e poi eccolo, sbucarci da sotto il naso, il sole. Quanto abbiamo sofferto per vederti, ma quanto lo rifarei mille volte.
Partono le raffiche di foto e anche il nostro Pablo, felice come un bambino, ci chiede di scattargliene un po'.
Ci siamo solo noi, ed un turista, senza un mezzo...di Padova.
E' stupendo.
Il sole si alza in cielo e noi ripartiamo per la selva, rendendoci conto solo ora che siamo su una montagna meravigliosa.
Guardo fuori dal finestrino, vedo ancora la luna. Un cervo e la sua compagna sbucano tra l'erba e li guardo con gli occhi pieni di amore, e penso sia un altro segno di fortuna.

16, 17, 18 giugno,Plicopata, Foresta Amazzonica

Man mano che si comincia a scendere le orecchie ci si aprono e cominciamo a togliere giubbotti e maglioni. Le pause pipì sono meno faticose e, a parte l'ansia che mi sbuchi un anaconda mentre sono accucciata con tanto di fazzoletto in mano, sto benissimo ed intorno sento solo uccelli e pappagalli.
Arriviamo nel paese che è un insieme di case e locali di legno attraversate da una strada di terra rossa, proseguiamo in mezzo alla foresta ed arriviamo in una fattoria stile abitazione americana nel mezzo del mississipi. Manca solo lo zio Tom, ma vengono subito ad accoglierci con un abbraccio una coppia di anziani peruviani adorabili.
Ci offrono un caffè, il più forte che abbia mai bevuto, in veranda, dove uccellini di tutti i colori vengono a dissetarsi e mangiare. Intorno solo verde, palme, banani, bambù.

Amazzonia ed i suoi abitanti
E mentre ce ne stiamo lì ad osservare il paradiso si realizza uno dei miei sogni da bambina. Una scimmia salta giù da una pianta e si siede sul davanzale osservandoci.
Quando ci portano verso il nostro bungalow scopro che le scimmie sono due, si chiamano Peppa e Peppo.....che vivono lì e che sono molto socievoli.
La nostra stanza è adorabile, con l'amaca in veranda. Non ci sono porte e finestre, ma solo zanzariere. Penso quindi di essere ben protetta da ragni pelosi e serpenti velenosi...ma osservando bene noto che molti parti sono squarciate e incontro già una simpatica rana nel bagno.
Dopo poco una delle due scimiette si materializza sulla nostra terrazza ed esco. Mi salta in braccio ed inizia ad osservarmi e toccarmi. Ho il cuore a mille. Mi siedo e si accovaccia sulle mie gambe. Ricky, impaurito, scatta foto e riprende dall'interno. Dopo poco arriva l'altra e da lì inizia una delle nostre situazioni comiche. La scimmie si contendono la bella italiana ( io )  ed iniziano a litigare tra loro, senza però mollare la preda. Una di loro, mi prende per i capelli ed inizia a camminare trascinandomi. Io rido, ma chiedo aiuto. Mio marito, che forse ancora ricorda che l'ho abbandonato sul Macchu Pichu, interviene da dentro ripetendo un inutile "via sciò,sciò".
Alla fine riesco ad acchiappare le forti dita dell'animale ed aprirle. Dopo avermi pisciato addosso, mi lascia  e torna a dondolarsi e a giocare con la sua amica come due bambini...umani!
Più tardi conosco anche don Josè, uno strano enorme uccello nero con un becco arancione, Juanito e Popeye, due pappagalli stupendi.

Amazzonia ed i suoi abitanti
La dolce coppia di dalmata con i loro stupendi cuccioli, che passano ore a giocare con le scimmie. Il loro tapiro, che scopro essere l'animale più pericoloso della zona, ed il famoso coccodrillo che però non ha intenzione di farsi vedere.
Nel pomeriggio ci portano a fare un giro a cavallo, in mezzo alla foresta. Vedo uccelli di tutti i colori, beviamo acqua dalle canne di Bambù e osserviamo il grande fiume che attraversa l'Amazzonia.
Nel lodge ci sono anche altri ragazzi, ed una ragazza tedesca che, innamoratasi del luogo tempo prima, passa tutte le estati con i due proprietari aiutandoli.
Le cene e le colazioni in veranda, parlando con gli altri avventurieri, con i due signori, in mezzo alla foresta, sono impareggiabili. Ricky riesce anche a vedere una partita del Brasile sistemando la tivù che forse non hanno mai acceso .
Il secondo giorno decidiamo per l'escursione nella foresta amazzonica a piedi, con notte in tenda e rientro la mattina seguente con rafting sul fiume.
Partiamo senza bastoni, come invece hanno tutti gli latri, pensando che, in fondo, abbiamo affrontato di peggio, per cui ce la faremo anche senza.
Dopo aver preso una barca e aver solcato le acque del Rio Madre de Dios, completamente marrone, raggiungiamo una specie di spiaggetta dove scendiamo ed iniziamo a camminare. Al primo fiume scivolo su di un masso bagnato e cado nell'acqua...ma faccio in tempo ad aggrapparmi al povero Pablo, che trascino con me.
Ora abbiamo le uniche scarpe disponibili fradice.....fortunatamente il caldo rende la cosa più sopportabile.
Vediamo piante enormi, fiori incredibili, cercano, invano, di farci mangiare un liquido che esce da un tronco, ci mostrano un serpente, che osservo con le dovute distanze, arriviamo ad una cascata e ci sciacquiamo.
Mangiamo panini sotto giganteschi alberi e ci lanciamo con le liane.
Vedo farfalle colorate stupende e la camminata è veramente impegnativa. Verso la fine mi sale il solito nervosismo da fatica ed inizio ad imprecare su come possono proporre cose così difficili a dei semplici turisti italiani...ma una volta all'accampamento mi rilasso e penso, come sempre, che ne è valsa la pena.
Ci montano le tende e ci cucinano su pietre calde. Stiamo benissimo, il buio arriva prestissimo. Vado in bagno, una serie di cespugli nel silenzio della foresta, e mentre sono accovacciata a fare la pipì non posso non pensare che la sto facendo nella foresta Amazzonica.
Prima di andare a dormire...tipo alle otto di sera, gli accompagnatori ci dicono di stare tranquilli, che staranno svegli loro per tenere lontano animali feroci...pregooooo??????
La nostra tenda è piena di buchi. Sdrammattiziamo facendo un video stile Strega Blair e mi addormento di sasso...dimenticando che potrebbe entrare un intera famiglia di tarantole.
La mattina ci svegliamo presto, facciamo colazione e scendiamo al fiume per goderci il panorama ed il rumore dell'acqua. Passano dei nativi, che remano in piedi su tronchi d'albero come se fosse la cosa più normale di questo mondo.
Gli altri ragazzi del posto si fanno una bella bevuta direttamente dal fiume e noi li guardiamo basiti.
Pablo prova ad usare il machete e siamo felici che sia così conteno di questa esperienza che non voleva fare.
Lui stesso ci ringrazia di averlo proposto all'agenzia.

Amazzonia ed i suoi abitanti
Il rafting sul fiume è molto meno adrenalinico di quello che pensavamo, anzi direi pari a zero. L'andatura è a passo d'uomo e non esistono onde. Ci mostrano un coccodrillo in lontananza, e scorgo a fatica una mini testa che sbuca dalle acque.
Al ritorno ci godiamo il nostro piccolo paradiso, mentre gli altri decidono per una gita al villaggio dei nativi.
Me ne sto sulla veranda con le mie scimmiette, che  mi sono corse incontro al mio arrivo, e che, puntualmente, me la fanno addosso per l'emozione. Andiamo in paese a telefonare ai parenti da una cabina telefonica uscita dagli anni sessanta. Ci beviamo una Inka Cola al bar e conosciamo due ragazzi spagnoli che, lasciato lavoro e casa, stanno attraversando Perù, Cile e Argentina con le proprie forze.
In questo posto, ad esempio, ci sono arrivati chiedendo un passaggio all'ambulanza.
Il proprietario del lodge insiste per farci provare la piscina e la riempie. In realtà è una sorta di piccolo laghetto con un acqua torbida da non vedersi il fondo. Lui fa tuffi a bomba ridendo a crepapelle, ma noi decliniamo l'invito per metterci a chiacchierare su un amaca, ascoltando il verso degli uccelli. Sono felice.
Facciamo i nostri zainoni, lasciando, come sempre, qualche abito agli abitanti e dormiamo l'ultima notte nella nostra capannina con il rumore del ruscello che passa sotto di noi.

19 giugno Plicopata - Cusco

E' veramente difficile lasciare questo posto meraviglioso. Pablo riesce nell'intento di farsi regalare un cucciolo  di dalmata, salutiamo, facciamo le foto di rito e, commossi, partiamo.
Il cane lo chiamiamo Pirata e, dopo mezz'ora di viaggio, si vomita addosso. Puliamo tutto e lo facciamo camminare un pochino. Ormai il rapporto con Pablo è speciale, siamo amici e se penso che non lo rivedrò mai più mi si spezza il cuore.
 Vado a fare la pipì...ormai la faccio ovunque, giù da una specie di sentiero, mi giro, e il cucciolino mi sta seguendo abbaiando. Me lo porto dietro.
Ci facciamo una corsa e ripartiamo.
Abbiamo la sensazione di vacanza finita. La foresto ci abbandona piano piano per lasciare il posto ad enormi montagne, e ci rimettiamo il golf.
Una signora ci chiede un passaggio e sale dietro con me. Non parla è serissima, ed io penso ai passeggeri dell'auto in quel momento.

Due italiani, una guida turistica peruviana, un anziana signora con un forte odore di affumicato ed un cagnolino con l'alito al vomito.
Raggiungiamo il paesino dove lasciamo la signora e Pablo ne approfitta per lavare la macchina...ah si dimenticavo di dire che la lava in continuazione.
Qui le auto si lavano come una volta, con la canna dell'acqua e la spugna, sollevandola e pulendo anche sotto.
Il tutto risulta abbastanza lungo e gironzoliamo per la zona. Mi fermo ad un chiosco per prendermi una vera spremuta di arancia....e chi me la fa? La signora che avevamo in auto poco prima, che di nuovo non parla ma mi guarda come per dirmi che ha capito chi sono.
Ripartiamo con la nostra jeep luccicante ed un Pablo molto più sereno.
Mi addormento ed arriviamo alla nostra Cusco, dove veniamo lasciati soli nella nostra amata Casa Andina, la catena di Hotel che preferiamo in assoluto. Ormai sa che può fidarsi di noi e lui ha bisogno di tornare dalla sua famiglia che vive in città, sopratutto per portare Pirata ai suoi bambini. Deve essere un padre  amorevole.
Passeggiamo abbracciati in piazza, guardiamo un altra partita in camera, ceniamo in un pub irlandese ed in giro la gente inizia i preparativi per l'Inti Raimi. C'è aria di festa, sembra tutto magico.

20 giugno, Cusco

Stamattina abbiamo tre visite guidate, ci accompagnerà Imena, ripresa dalla gita su Macchu Picchu, dopodichè saremo liberi.

Strada per Cusco - Cusco
Andiamo in un paesino piccolissimo con una chiesa molto suggestiva piena di specchi. Ci spiegano che quando gli spagnoli si sono insediati dicevano agli abitanti che se si vedevano riflessi significava che appartenevano al diavolo e che quindi dovevano convertirsi alla loro religione. Chi non lo faceva veniva ucciso.
Qui intorno tutto è bianco, a parte le case di fango che circondano la piazza. Gli ambulanti danno quel tocco di colore che contraddistingue questo popolo.
Andiamo alle Salinas, le saline uniche al mondo, spettacolari. Dei terrazzamenti in mezzo alle montagne con vasche naturali piene di acqua salata, alimentate da una fonte naturale. Con il sole l'acqua si solidifica creando lastre di sale scintillante che acceca.
L'impatto è fortissimo, tutte le tonalità di bianco alternate al marrone della montagna.
Chi ci lavora ha mani e piedi bianchi e viso bruciato dal sole.
L'ultima visita la facciamo a Moray, appezzamenti di terreno circolari, come crateri, dove nell'antichità, a seconda dei livelli, venivano coltivate verdure differenti, dato che il clima cambiava in base al sole ed al vento.
Salutiamo infine Pablo e Imena, che vedremo stasera alla cena tipica prenotata per noi, e ci inoltriamo nelle vie della città.
Sembra di essere tornati agli anni cinquanta, visitiamo negozi, il mercato, mangiamo trota fritta in una bettola e prendiamo un mate al bar dell'hotel osservando le Ande dalla vetrata.


Les Salinas
Entriamo in un negozio e Ricky si mette a parlare di calcio con il proprietario che gli dice che l'Italia non vincerà mai e, prima di uscire, mio marito gli dice "guardami e ricordati bene di questa faccia quando l'Italia alzerà la Coppa del Mondo".
La sera ci prepariamo per la cena, ma Pablo ci comunica che purtroppo lui e Jimena non sono compresi.
Ci offriamo di pagare la cena noi, ma lui rifiuta. Dice che pensa lui ad avvisare la ragazza e di andare tranquilli, verrà a prenderci dopo per portarci a ballare.
Arrivati al ristornate Jimena è li davanti che ci aspetta vestita e truccata. Le spieghiamo l'accaduto e che Pablo doveva chiamarla. Lei dice di non sapere nulla e se ne va.... e così l'abbiamo fatta ancora incazzare....
La cena è ottima e lo spettacolo musicale colorato e palloso come sempre.
Per il dopo serata Pablo ci porta in un locale dove suonano musica rock dal vivo. Ci piace un sacco, ma ci aspetta un altra cattiva notizia.
Una telefonata lo avvisa di una imminente contestazione che l'indomani chiuderà strade e autostrade, così a mezzanotte siamo costretti a tornare in albergo, fare i bagagli e partire per viaggiare nella notte, per non rimanere bloccati in città.
Anticiperemo la visita al Lago Titicaca così da avere anche un giorno di totale libertà.

21 giugno Cusco - Puno 3827 m

In auto ci addormentiamo, sperando che non lo faccia anche il nostro autista, dato che siamo nel nulla. La pausa pipì notturna mi è nuova, ma affronto anche questa, in una distesa di deserto, dove, il mio amore, ci lascia pure quella solida alle tre di notte, con le chiappe al gelo!
Dormo per quasi tutto il viaggio e quando riapro gli occhi albeggia su una parte del Lago Titicaca ancora ghiacciata. Lo spettacolo è meraviglioso, ma non ho la forza di immortalarlo.
Andiamo direttamente al porto. Un buon Mate con biscotti mi tira un po' su, e saliamo sulla barca, insieme ad Alfredo, come due zombie. Mi addormento ancora, fa freddissimo.
Arriviamo alle prime isole galleggianti e scendiamo. Incredibile, stiamo camminando sul giunco. Isole completamente fatte di giunco, con case di giunco, con letti di giunco e bambini in divisa che prendono le loro barche per andare a scuola. C'è chi cucina in enormi pentoloni, chi rompe il grano su pietre apposite.

Lago Titicaca
Un gruppo di stupendi bambini ci canta fra martino campanaro in tutte le lingue, mangiano giunco fresco e ci regalano dei ciondoli.
Ci dirigiamo poi verso l'isola di Taquile, addormentandoci un altra volta.
L'isola non ha niente di speciale, a a parte che per salire dobbiamo respirare il timo, tanto manca l'aria e che si vede la Bolivia. Ricky rimane affascinato da questa cosa.
Lago Titicaca - Isola di Taquile
Gli abitanti sono ospitali, cucinano per noi e ballano per noi. Ci portano a vedere un altro spettacolo di ballo in una scuola, ma non sopportiamo più musiche e balli tipici. Ci mettiamo sui gradoni della piazza e ridiamo commentando la situazione. Vengo punita dopo poco con la più terribile delle punizioni. Mi si rompe la macchina fotografica. Mi si apre lo sportello e non vuole saperne di richiudersi. Salvo il rullino e rimango sotto shock per tutto il resto della giornata.

22 giugno, Puno

Oggi abbiamo dormito fino le 15.30. Ci siamo guardati un partita, sono andata nella hall a scrivere delle mail e ci siamo bevuti del mate in camera.
Dopo la doccia Ricky mi chiama perchè non capisce cosa è quel puntino che ha sul fianco......una zecca!!!!!
Non sapendo come si fa gliela strappo via a forza e pensiamo che forse, dopo tutto, poteva andargli peggio.
Andiamo con Pablo al mercato. Ricky si compra un paio di scarpe da trekking ad un prezzo ridicolo, dato che le sue sono arrivate, ed io una macchina fotografica compatta, scarsissima, sulla quale però ripongo tutta la mia fiducia.
Fa freddissimo, ma ci sembra una delle giornate più rilassanti passate finora.
Pablo ci fa conoscere il cinese, che è molto più buono che da noi, ci facciamo una chiacchierata nella piazza ed una passeggiata. Non possiamo ormai fare a meno gli uni dell'altro.

23 giugno Puno - Chivay 3.500 m

Questo è certamente il tratto di strada più suggestivo e avventuroso fatto finora. Tornano a farci compagnia le montagne e paesaggi desertici, insieme agli adorati alpaca.
Pablo ogni tanto ci guarda e, con la sua adorabile espressione da TANTO CON VOI POSSO FARE QUELLO CHE VOGLIO dice, in Italiano "All'avventura? " e noi, come bambini "All'avventura!!!" ed esce dalla strada per percorrere tratti di sterrato, che se gli viene un colpo ci trovano dispersi tra le Ande.
Guadiamo un fiume abbastanza alto e subito dopo, per quello più piccolo, chiede a Ricky se vuole provare.

On The Road - L' amica Vittoria

Cruz del Condor
Scendo con telecamera, la mia super macchinetta e osservo fiera il mio uomo che attraversa l'acqua su una jeep.
Arriviamo a 4.800 metri, in una zona vulcanica. Le persone lasciano delle pietre una sull'altra in segno di buona fortuna ed esprimono desideri. Ci saranno migliaia di montagnette intorno a noi di sassolini, e sembra di essere su un altro pianeta....soprattutto per il gelo che ti entra nelle ossa. Il cielo è blu, le montagne scure ed innevate, e intorno rocce e strada nere. Fantastico.
Arriviamo a Chivay in un altro hotel della catena Casa Andina, che adoriamo, e Pablo ci porta a alle terme.
Una vasca di acqua calda ai piedi di una montagna. Ci godiamo questi momenti di relax assoluto, come se ce li fossimo conquistati con sudore e fatica.
Incontriamo un' altra coppia di ragazzi che hanno lasciato lavoro e venduto casa per girare il mondo, e ci danno un senso di libertà misto ad ansia....e pensiamo subito a Micia. Non potremmo mai abbandonarla per viaggiare per sempre.
Quando inizia ad arrivare troppa gente ce ne andiamo, come metodo Pablo insegna. Riesce sempre, a costo di farci svegialre all'alba, a farci ammirare le cose prima che la noiosa bolgia di turisti invada e rovini l'atmosfera che ogni volta respiriamo in questo paese. Siamo veramente felici.
La sera un ottima cena e poi approfittiamo del morbido piumone dato che la sveglia suona alle cinque.


Chivay - Arequipa 2328 m

Alle sette siamo al Canyon del Colca, piazzati su una roccia a strapiombo sul vuoto. Di fianco a noi una ragazza che parla spagnolo e altri due ragazzi peruviani.
Aspettiamo i condor in silenzio. Quando ne vedo una in lontananza parlo, e la ragazza spagnola si gira e dice " Ma siete italiani??? "
Viene fuori che è di Torino, e che sta facendo in Perù e Cile un programma di volontariato per i bambini orfani. Ammirevole.
Ci mettiamo vicini e aspettiamo in silenzio, di nuovo.


Arequipa
A poco a poco, dal fondo del canyon, escono i condor, facendo dei giri su loro stessi e salendo sempre più in alto, verso di noi.
Hanno un'enorme apertura alare, passano vicinissimi, tanto da poterne vedere i colori perfettamente.
Sentiamo solo il rumore dell'aria spostata dalle loro ali. Sono eleganti. Esseri meravigliosi. Mi commuovo.
Nessuno che abbia mai visto una scena del genere potrà mai capire l'emozione che abbiamo provato.
Arrivano i pullman di turisti, e loro, come a voler regalare a noi il privilegio di averli visti volteggiare nell'aria, non escono più.
Ci allontaniamo e ripartiamo per il nostro viaggio, insieme alla nostra nuova amica Vittoria, che ci chiede un passaggio.
Ci piace conoscere i diversi modi di vivere e viaggiare di persone estranee con le quali condividere esperienze meravigliose, sapendo che poi non le rivedrai mai più, ma rimarranno per sempre nel tuo cuore.
Lei è in gamba, mi piace e ammiro il fatto che sfrutti questo modo di viaggiare per aiutare qualcuno e fare del bene.
Ci fermiamo a fare delle foto con una signora con un enorme aquila grigia e pranziamo insieme ad Arequipa, dove il clima è fantastico, in un ristorante semi di lusso consigliato da Pablo. Mangiamo pesce e gamberoni.
Ci scambiamo le mail e salutiamo, ognuno per la sua strada.

Arequipa

Arriviamo all'hotel, ed è lussuosissimo. Arriva un adetto con quei carelli dorati sui quali mettere le valigie...solo che nel nostro caso ci appoggiamo i nostri mega zainoni tutti impolverati e, quando entriamo, con i nostri vestiti ben poco profumati e puliti, veniamo guardati come la bambina di About a Boy guarda Hugh Grant che canta la parte finale di Killing me Softly allo spettacolo della scuola.
La città è bella, diversa da Cusco, di impronta spagnola, le case hanno colori pastello, sono tenute benissimo, con inferriate tutte colorate e lavorate alle finestre.
Piazza e monumenti principali sono bianchi, di tufo e l'effetto, con le luci gialle la sera, è romantico e dolce.
Non portiamo neanche i giubbotti, beviamo la nostra adorata birra Arequipena, a Cusco c'era la Cusquena, e ci sentiamo, come spesso accade in questo viaggio magico, felici, fortunati ed innamorati.
Passeggiare per queste graziose vie peruviane per un attimo ci fa dimenticare della povertà che abbiamo incontrato fino adesso....ma è solo una città in un paese enorme.

25 giugno Arequipa 

Oggi abbiamo una giornata intensa ed interessante.
Visitiamo il convento dove una volta vivevano le  suore di clausura ed il museo dedicato alla mummia "Juanita" , la ragazzina sacrificata cinquecento anni fa sulle montagne che circondano la città.
Entrambe le visite ci fanno conoscere due realtà così lontane dal nostro modo di pensare e  suscitano in me un enorme tristezza e senso di angoscia.
Prima di vedere la bimba mummificata, ci fanno passare attraverso delle stanze dove, tramite il racconto, si possono rivivere le fasi della scelta della vergine e del suo cammino sulle fredde montagne andine, per andare con dignità incontro al suo destino.
Nell'ultima stanza lei, con le mani ancora sugli occhi e quelle braccine da bimba, sotterrata viva come dono per i loro dei.
Nel convento, invece, avevano dei veri e propri appartamenti, una città costruita per loro e una struttura  ben tenuta e colorata.
A me però non passa quel senso di oppressione al petto, soprattutto quando visitiamo la stanza dei colloqui con i parenti.
Delle specie di celle con sbarre di ferro senza possibilità di contatto fisico.


Arequipa
Dopodichè ci lasciano soli e noi ci facciamo una passeggiata al parco della città, passando una domenica da veri peruviani.
 Il parco, un pò più piccolo dei giardini di Porta Venezia a Milano, strapieno di gente che griglia e gioca a palla...proprio come a Milano, solo che qui, gli extracomunitari, siamo noi.
In un piccolissimo laghetto una enorme barca, che quasi lo occupa tutto, si riempie di famiglie che, a turno, fanno un micro giro nell'acqua, scattando foto e facendo riprese. Nello spazio rimasto altri remano su barchette a remi colorate.
Su di un muretto un tatuatore con macchinetta portatile, tatua i suoi clienti, senza guanti e lettini speciali.
Con pochi centesimi puoi pesarti su pese come quelle che teniamo noi nel bagno.
Ci sono giostre e giochi per bambini degli anni '70.
Mangio zucchero filato, venduto in confezioni, senza bastoncino, e mela candita, e mi sento in un film di Walt Disney.
Torniamo nella nostra stanza dopo aver cenato al cinese che adoriamo.

Ricky è sul letto della nostra meravigliosa camera dell'hotel " El Cabildo", guarda Austin Powers alla tv via cavo e ride. Adoro la sua risata.
Prepariamo gli zaini per la partenza dell'indomani e ci addormentiamo.
Nella notte il nostro letto vibra per un minuto abbondante. E' il consueto terremoto che colpisce la città, vicina ad un vulcano, tutti i giorni. Ci avevano avvisato di stare tranquilli, che sarebbe peggio se non arrivasse...ma a noi non piace per niente.

26 giugno Arequipa - Nazca

Oggi abbandoniamo le montagne per dirigerci sulla costa. Percorriamo la famosa Panamericana, tutta dritta, in mezzo a montagne di sabbia e affacciata sull'oceano.
Ci fermiamo in un paesino per vedere la partita dell'Italia contro l'Australia. Entriamo in una specie di bar ristorante dentro ad un mercato comunale. Vinciamo uno a zero...e siamo gli unici italiani ad esultare. Gli altri però ci guardano sorridenti, quasi fossero felici per noi.


Nazca
Riprendiamo il viaggio passando attraverso un enorme deserto di sabbia, con dune altissime e scogliere a picco sul mare.
Ci fermiamo, fuori l'aria è di mare. Ci togliamo le scarpe e corriamo in spiaggia sulla morbida sabbia bianca.
Siamo felicissimi. Pablo ha l'euforia di un bambino, come noi. L'acqua è gelida.
Il sole sta tramontando e si riflette sulla rena bagnata creando un effetto arancione.
Due pescatori a piedi nudi riportano, in spalla, le reti vuote a casa...ma, a parte loro, la città intorno, sulle scogliere, è deserta.
Ora qui è inverno e non ci viene nessuno. Pablo ci racconta che nel 2001 uno tsunami aveva portato via tutto , distruggendo case e vite umane
Il resto del viaggio vuole guidare Ricky, che si sente molto fiero di percorrere quella strada, anche se non su due ruote.
Arriviamo a Nazca.
Siamo ancora in un Hotel Casa Andina, ancora più bello degli altri e, noi tre, ormai amici per la pelle, andiamo, di nuovo, a mangiare al cinese.

27 giugno Nazca - Paracas


La mattina appena svegli ci dirigiamo subito all' aereoporto per prendere un trabicolo piccolissimo che ci farà vedere le famose linee.
Il decollo già ci sembra assurdo, siamo strettissimi più che in un auto e l'aereo è talmente piccolo e leggero che stentiamo a credere possa farcela.
Alla prima virata verso il basso per mostrarci i disegni credo di volare fuori, anche se è tutto chiuso. Mi viene un vuoto allo stomaco...ma mi abituo quasi subito, e non voglio perdermi lo spettacolo di questo mistero millenario.
Vediamo l'astronauta, il colibrì, la scimmia, il ragno...non ci si può credere.
Tante sono le teorie sulla provenienza di questi geroglifici, ma quando sei lì e li vedi veramente, non ti interessa, li stai guardando, sono sotto i tuoi occhi...non possono che essere qualcosa di incredibile.
Torniamo a terra sani e salvi e raggiungiamo il nostro amico che ci aspetta paziente.

On the road sulla Panamericana

On the road sulla Panamericana
Percorriamo ancora la Panamericana e ci fermiamo in una vera e propria oasi nel deserto, con tanto di acqua e palme.
Qualcuno fa snowboard giù per le dune, altri hanno delle specie di moto con rollbar intorno...ma noi ci mettiamo in un bar con piscina a goderci il sole.
Arriviamo nel tardo pomeriggio all'Hotel Paracas.
Abbiamo una camera con patio, buganville e arredamento etnico.
L'hotel Paracas è un villaggio turistico che da noi, a luglio e agosto, sarebbe affollatissimo e costosissimo.
Ci sono due piscine, una con giochi d'acqua e l'altra con isola al centro, campi da tennis, una spiaggia fornita di tutto e alberi di ogni colore tra i bungalow.
La cosa che adoriamo e che non ci accadrà forse mai più nella vita, è che siamo in un paradiso tropicale, ma d'inverno. Le camere sono vuote, il lungomare deserto.
Paracas è una riserva naturale e intorno c'è un enorme deserto di sabbia con dune gigantesche, anche di 25 metri.
Da una di queste Pablo lancia a tutta velocità la nostra jeep...con l'immancabile frase " All'avventura".
E'  spettacolare, come andare sulle montagne russe.
Il sole delle cinque rende il tutto ancora più meraviglioso, regalandoci una luce rosso fuoco che risalta le curve del paesaggio.
Ancora una volta ci ritroviamo  a correre sulla sabbia come bambini, a fermarci davanti panorami mozzafiato dalle scogliere a picco sul mare e ad osservare pellicani e gabbiani volteggiare nell'aria.

On the road sula Panamericana
Anche se un pochino ci dispiace non poter godere del sole, la temperatura è comunque accettabile e possiamo goderci anche un dolce tramonto in spiaggia sulle sdraio tutte per noi..
Pablo ci porta a cena in un ristorante che apre solo per noi e mangiamo pesce a volontà.
Ci apre un diario dove tutti i suoi clienti lasciano un ricordo per lui, ed io lo ringrazio per averci regalato una luna di miele indimenticabile....e alla fine gli ricordo di pensare a noi quando l'Italia alzerà la coppa del Mondo.

28 giugno Isole Ballestas - Lima

Al mattino presto una fitta nebbiolina sale dal mare.
Sulla spiaggia i pellicani aspettano i turisti che, per un soles, prendono dei pesciolini e glieli offrono.
Saliamo sul motoscafo ed indossiamo i giubbotti di salvataggio.
Ci mostrano un simbolo su una cunetta di sabbia, sembra un candelabro, e ci spiegano che è lì da millenni.
Poi via verso il mare aperto. Trenta minuti e poi, per me, il paradiso.
Altissime scogliere, odore acre, bellissimi gabbiani e migliaia di uccelli sopra le nostre teste.
Il sole non si vede, c'è silenzio, ci siamo solo noi e sentiamo i versi di questi animali sopra le nostre teste.
Inevitabile una bella cagata sulla spalla....di Ricky ovviamente.
Poi eccoli, con la loro buffa camminata e postura...i pinguini. Eccoli con il loro lungo becco, i pellicani.
Ma soprattutto, eccoli, goffi, addormentati e simpaticissimi, i leoni marini.
Ci sono intere famiglie. Il capo è gigante, le mogli esili. Alcuni litigano tra di loro con versi allucinanti, altri si tuffano in acqua e sbucano con le teste vicino a noi.

Paracas - Isole Ballestas
Pablo mi ha chiuso la  macchina fotografica rotta con il nastro isolante nero, e riesco a fare delle foto meravigliose.
I cuccioli giocano, poi entrano in acqua mostrandoci code e pinne con leggiadre evoluzioni, quasi a volerci far vedere quanto sono acquatici.
Si muovono di certo meglio che sugli scogli, dove, quando riposano assumono posizioni buffissime.
Il giro dura molto e noi siamo completamente affascinati, pensando a che attimi indimenticabili ci sta regalando questo viaggio.
Purtroppo al ritorno sulla spiaggia inizia la strada verso Lima dove tra un paio di giorni ci aspetterà il nostro aereo per l'Italia.
Pablo, ancora una volta fantastico, mi chiede se, prima di andare in albergo, voglio fare quella cosa che gli avevo chiesto qualche settimana fa.
Ho dei parenti da parte di mio padre a Lima, e vorrei andarli a cercare.
Così, con un vecchio indirizzo in mano, ci inoltriamo in una zona bella e residenziale.
Trovo la casa, bella, nel quartiere Barranco ed il momento in cui aprono la porta è meglio di carramba che sorpresa.
Una signora ben tenuta, che capisce subito che siamo italiani, mi accoglie calorosamente parlando la mia lingua e quando gli dico chi sono mi abbraccia e ci invita ad entrare.
Lei è la figlia di una vecchina di 98 anni e mia nonna, in pratica, è una sua nipote....non ho capito bene di che grado.
Arriva pure il figlio della signora che più o meno avrà la nostra età ed è felicissimo di vederci.
Dopo mezz'ora di convenevoli, capisco che mi hanno scambiata per la figlia di un altro Walter, e per un attimo credo di aver sbagliato completamente famiglia ed io e Ricky ci guardiamo divertiti.
Per fortuna scopro che ci sono due Walter nella sua famiglia...ed uno è mio padre.
Ci offrono del te con biscotti fatti in casa, parliamo della situazione economica peruviana e passiamo due ore piacevolissime.
Ogni tanto la nonna ci riconosce, ricorda chi siamo e dice qualcosa.
Possiede ancora una sciarpa che mia nonna le fece come regalo prima di morire e dice che, ogni tanto, la stringe e pensa alla sua nipotina. Poi dice e voce alta " Povera Tina, tanto buona "
Mi sale un po' di magone, ma la cosa mi fa anche ridere.
Mi piace essere in un pezzo di storia della mia famiglia così lontana da casa.
Ci salutiamo promettendo di convincere i miei ad affrontare il viaggio un giorno.
Torniamo all'albergo Libertador, dove siamo partiti, e mi sembra tutto finito.

Paracas - Isole Ballestas

Paracas - Isole Ballestas
In realtà le sorprese non sono finite.
Quando apriamo la porta della camera ci troviamo dentro delle persone.
L'hotel si scusa per il disagio, e. come nei miglior film d'amore, ci dice che al momento hanno a disposizione solo una suite, e che ce la offriranno senza nessun supplemento.
Entriamo per la prima volta nel vero lusso e siamo esaltatissimi.
Salone, angolo cottura, giardino decorativo, due bagni, due tivu', un letto enorme e composizioni di fiori ovunque e, per l'ultima volta, ci ritroviamo a saltare come bambini.
Prenotiamo jacuzi, sauna e usciamo a mangiare cinese.
Non possiamo credere di dover tornare alla realtà.

29 giugno Lima......e partenza per l'Italia

Abbiamo ancora una mattinata a Lima, dove ci portano a visitare chiese e musei.
La nostra guida del giorno però ha un grave problema, un alito che stenderebbe anche un elefante!
Non so se per questo o per i troppi crocifissi, ma Ricky si sente male, e siamo costretti a sospendere le visite.
Ci porta in un antico bar della città, molto suggestivo, dove poter prendere un mate, ma la nausea è troppo forte e l'unica cosa è tornarsene in albergo.
Sono quelle giornate in cui non ti interessa vedere, sapere o visitare altro perchè da lì a poco tutto finirà e hai anche un pochino di voglia di rivedere la tua città e le tue persone.
Andiamo all'ultimo piano dell'hotel per vedere la città dall'alto e ci viene riservata un altra sorpresina.

Lima ed i parenti Italiani
L'Hotel di fronte "les Delfines" ha un enorme piscina...e dentro un delfino che salta e volteggia davanti ai nostri occhi increduli.
Assistiamo ad un piccolo spettacolo con il suo maestro, forse un 'esercitazione o un gioco tra i due, ma a me piace pensare che è il modo che questo paese, con così tante storie magiche, usa per salutarci.
Arriva il momento, con i nostri zainoni scendiamo nella hall. Troviamo con grande sorpresa il nostro amico Pippo che ci ha portato la casa di terracotta che abbiamo comprato ad Ayacucho.
Dopo calorosi saluti saliamo per l'ultima volta sulla jeep e arriviamo al parcheggio dell'areoporto.
Pablo tira fuori dal bagagliaio due zaini peruviani e due bottiglie di birra cuzquena che ci dona e noi in cambio gli diamo una zaino della Earth.
Mi prometto di non piangere, ma, alle porte dell'ingresso partenze scoppio in una fragorosa caragnata.
Non riesco a smettere, abbraccio Pablo che si commuove e decide, infine, di non accompagnarci fino dentro.
Ci saluta e lo vedo allontanarsi.
Il nostro aereo decolla, ricomincio a piangere...non ce la faccio.
E' stato un viaggio meraviglioso e non posso credere che non rivedrò mai più Pablo.
E' stato un ottima guida, un ottimo amico e compagno di viaggio.
Non potevamo fare scelta migliore.
Sull'aereo  Amsterdam - Milano il comandante ci annuncia che l'Italia vince tre a zero.
All'arrivo in Italia e la mia casa di terraccotta è distrutta in mille pezzi. La prima cosa che faccio una volta a casa, dopo essere andati a prendere la nostra Micia, è ricomporla.
Non dimenticheremo mai questo viaggio meraviglioso e le persone incontrate.
Consiglio vivamente un viaggio con la Earth, l'organizzazione è stata perfetta, le guide preparate e simpatiche.

9 Luglio 2006 Milano

L'ITALIA VINCE LA COPPA DEL MONDO